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Roma, telecamera davanti all’ambasciata dell’Iran. La denuncia dem: «Sembra una forca, è intimidazione». La smentita: «È li da anni»

28 Maggio 2023 - 20:19 Maria Pia Mazza
Secondo i funzionari diplomatici è solo un sistema di sorveglianza a circuito chiuso come tanti, ma anche secondo Noury di Amnesty International si tratta di una provocazione

 «L’ambasciata iraniana a Roma ha montato una telecamera sopra una forca. Si tratta di una chiara intimidazione contro chi manifesta fuori dall’ambasciata. Il governo italiano non tolleri questo sfregio e si faccia sentire con parole inequivocabili». A denunciare l’accaduto in un tweet è Lia Quartapelle, vicepresidente del Partito Democratico in Commissione Esteri alla Camera. E a rilanciare l’appello è intervenuto anche il senatore dem Filippo Sensi, che sempre su Twitter ha rilanciato il tweet di Quartapelle, aggiungendo: «Convocare l’ambasciatore. Intollerabile oltraggio. Manifestare. Questo orrore non è sopportabile».

La replica

Secondo fonti informate citate da Ansa, però, non si tratta di una installazione recente. Anzi, la telecamera sarebbe lì da anni e non ci sarebbe alcun intento intimidatorio. «La telecamera di sorveglianza davanti all’ambasciata iraniana è montata su quel palo da diversi anni come si evince anche da una ricerca su Google maps e la stessa ambasciata ha confermato ai diplomatici italiani che si sono interessati al caso». Secondo Repubblica, i funzionari dell’ambasciata hanno sottolineato come l’edificio sia dotato di un sistema di sorveglianza a circuito chiuso come tutte le sedi diplomatiche, «tutti i negozi, gli ospedali e persino le case private dispongono di telecamere a circuito chiuso per mantenere la loro sicurezza. Spero che non venga mai prestata attenzione a queste bugie». Ma il quotidiano romano sottolinea come quella contro cui viene puntato il dito «non appare posizionata come le altre». Su Twitter, anche il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury ha denunciato l’accaduto: «Un’intimidazione verso chi protesta dall’altro lato della strada, una provocatoria ostentazione di un terribile strumento di repressione».

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