«Abbiamo vissuto a impatto (sotto)zero, ma senza l’aiuto delle istituzioni è impossibile per tutti» – L’intervista a Cibo Supersonico

Chiara e Francesca hanno vissuto per 40 giorni a impatto (sotto)zero. Una sfida impegnativa dalla quale hanno imparato moltissimo

«Non compro plastica, faccio la differenziata, riduco al massimo i miei sprechi, faccio le docce fredde. Ho installato un pannello solare, cucino con le candele. Le ho provate tutte». Così Francesca Fariello di Cibo Supersonico elenca a Open alcune delle azioni intraprese per vivere a impatto zero. E racconta una sensazione da corsa ad ostacoli che potrebbe insinuarsi in chiunque tenti di ridurre il proprio impatto ambientale, da lei provata durante un esperimento condotto due volte assieme alla sua compagna – in affari e nella vita – Chiara Ratti. Nel loro caso, l’esperimento è stato un successo. Chiara e Francesca, infatti, sono riuscite ad annullare il proprio impatto ambientale, addirittura togliendo dall’atmosfera più CO2 di quanta ne abbiano immessa. Sono serviti tanti sforzi, ma il risultato è stato ottenuto «perché entrambe adottiamo un alimentazione a base vegetale. Se il nostro consumo di carne fosse pari a quello dell’italiano medio, 110 grammi al giorno, nonostante tutti gli altri sforzi, non saremmo riuscite a raggiungere l’impatto zero», continua Francesca.


L’esperimento

L’obiettivo dell’esperimento era semplice: «Basta aprire Instagram per trovarsi inondati di consigli dei greenfluncer sulle cose da fare per ridurre il proprio impatto ambientale, ma nessuno li aveva mai messi insieme nel concreto in maniera documentata. Volevamo prendere coscienza seriamente mettendoci in gioco attraverso un’esperienza, e incarnando davvero che cosa significa vivere nel 2023 senza lasciare un’impronta così pesante sul pianeta. Perché un conto è leggere degli studi. Un conto è vedere dei post degli articoli di giornale. Un altro conto è metterci il corpo, metterci la faccia e iniziare a prendere dei dati e noi l’abbiamo fatto», spiega Francesca.


L’impatto ambientale “sotto zero”

Così, nel 2021 Chiara e Francesca hanno scelto di mettersi alla prova. Hanno avviato una collaborazione con il Centro Nazionale di Ricerca (Cnr) di Parma che ha installato nel loro balcone un piccolo pannello solare, e grazie al quale è stato possibile monitorare tutti i loro consumi durante l’esperimento. Senza l’apporto del Cnr, non sarebbe stato possibile avere dati scientifici e inconfutabili sull’esperienza. Chiara e Francesca lavoravano solo con la luce del sole, cucinando servendosi solo di una piccola piastra elettrica. Compravano frutta e verdura da un coltivatore a 50 metri da casa loro, in provincia di Lecco. «Abbiamo abbandonato l’automobile e usato solo mezzi pubblici e bicicletta. Abbiamo capito che è davvero ogni nostra azione, tra cui scrollare sul cellulare ha un impatto veramente importante», spiegano. Alla fine, Chiara e Francesca sono riuscite ad azzerare il proprio impatto per ben due volte, 21 giorni nel 2022 e 30 nel 2021, andando addirittura in positivo, dato che con la piantumazione degli alberi fatta nel 2021 ha rimosso dall’atmosfera più CO2 di quanta ne hanno prodotta.

La cucina sostenibile

«Ci siamo rese conto sulla nostra pelle che passare a un’alimentazione a base vegetale è la singola azione più efficace che si può intraprendere per ridurre il proprio impatto ambientale», spiegano. Singola azione che per le due è diventata un lavoro. Francesca è chef, e Chiara si occupa della comunicazione. Insieme organizzano cene plant-based, sia a casa dei clienti che le chiamano, sia per eventi. Inoltre, tengono workshop e formazioni per ristoratori e comuni cittadini interessati ad includere più opzioni vegetali nel proprio menù. «Non faccio i risotti con le candele – scherza Francesca – come durante l’esperimento, ma i piatti sono comunque sostenibili. La gente va matta per la mia non cacio e pepe. La ricetta? È un segreto». Un cibo che «abbiamo chiamato supersonico non perché supera la velocità del suono, ma ti dà questo effetto. Lo assaggi e dici “wow”. E non si tratta solo di ricette lunghe complicate come crede la maggior parte delle persone», spiega Chiara.

Chi deve agire?

Quando scoprono che il menù è completamente vegetale, alcuni sono scettici. Così come molti lo sono di fronte alla necessità delle azioni dei singoli per rallentare il riscaldamento globale. «Sicuramente è difficile uscire dalla comfort zone quando si è comodi. Credo che questo sia quello che blocca le persone», dice Francesca. «La cosa più difficile per me, ad esempio, è stata farmi 20 giorni di docce fredde», ribatte Chiara. «Scherzi a parte – continua Francesca – non tutti hanno le stesse possibilità che abbiamo avuto noi. C’è chi deve per forza andare a lavoro in auto e non ha i soldi per prendersene una elettrica. Noi potevamo lavorare meno, e da casa. Così come non tutti possono permettersi di installare pannelli solari o piantumare gli alberi che sono stati fondamentali per avere un impatto ambientale sotto zero. Tutte queste azioni sono importantissime, ma ci siamo rese conto che non è possibile nel 2023 vivere davvero quotidianamente ad impatto zero o sotto zero. L’impegno dei singoli non è sufficiente, e deve essere coadiuvato da interventi istituzionali».

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