Liliana Resinovich, il gip di Trieste decide se archiviare (come vuole il pm) o proseguire le indagini sulla sua morte

La Procura ha chiesto l’archiviazione del caso come “suicidio”. Ma la famiglia della donna chiede che il caso non venga chiuso e che si proceda a ulteriori approfondimenti

Torna in aula il caso Liliana Resinovich, la 63enne ritrovata morta il 5 gennaio 2022 dopo essere scomparsa da casa il 14 dicembre. E sarà il Gip del Tribunale di Trieste, Luigi Dainotti, a decidere se procedere con l’archiviazione del caso, come richiesto dalla Procura di Trieste, o se disporre ulteriori indagini, indicandone i tempi, per accertare le cause della morte, come vogliono i parenti della vittima. Il Gip Dainotti ha sentito le parti a porte chiuse oggi, 5 giugno, ma la decisione inizialmente attesa in giornata è stata annunciata per il fine settimana. La richiesta di archiviazione del caso era stata presentata al Procuratore capo Antonio De Nicolo dopo oltre un anno di indagini condotte «senza risparmio di energie da parte della Squadra Mobile» e da cui sarebbe emersa un’unica ricostruzione, ossia un «intenzionale allontanamento dalla sua abitazione» e «intenzionale decisione di porre fine alla propria vita». Una sintesi a cui però i parenti della vittima non intendono accettare. In precedenza, il fratello della donna, Sergio Resinovich aveva dichiarato di non credere all’ipotesi del suicidio, perché «nulla di quanto le si attribuisce faceva parte dei suoi comportamenti consueti» e che la sintesi della Procura, a suo avviso, non risultava essere «convincente sotto il profilo dei fatti e della scienza», sottolineando che la spiegazione fornita dalla procura lascerebbe «tutto sempre aperto, molto generico». Il fratello della 63enne ha concluso: «Da fratello e da semplice cittadino cerco solo di capire cos’è realmente successo e mi auguro che tutti coloro che hanno conosciuto ed amato Lilli, non si accontentino, come me, di una soluzione così debole ed instabile».


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