In Evidenza ENISiriaUSA
POLITICACentrosinistraCorte dei contiGoverno MeloniPDRecovery Plan

Tre sindaci Pd prendono le distanze dal Nazareno sul Pnrr: «Macché deriva ungherese e Corte dei Conti. Piuttosto il governo coinvolga Anci nella gestione»

07 Giugno 2023 - 18:02 Redazione
Tre sindaci dem - Possamai di Vicenza, Gori di Bergamo e Palazzi di Mantova - criticano apertamente la posizione presa dai vertici. E chiedono al governo di trattare nel merito

La battaglia alla Camera sulla conversione del decreto Pa che stringe i poteri di controllo sul Pnrr per la Corte dei conti si è chiusa in modo più o meno lineare, con un po’ di ostruzionismo durato sì e no 24 ore. Ora si passa al Senato. Ma se finora la discussione si è concentrata quasi esclusivamente sui giudici contabili con la valanga di ordini del giorno da parte di Pd ed M5s, tre sindaci di peso – tutti di area moderata – chiedono al Partito democratico di cambiare rotta. Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, Mattia Palazzi, sindaco di Mantova, e il neoeletto Giacomo Possamai, sindaco di Vicenza, hanno pubblicato una lettera aperta chiedendo di occuparsi più dell’attuazione del Recovery plan che dei controlli contabili: «La discussione politica di questi giorni sul Pnrr distoglie l’attenzione dal cuore vero del problema, che sono i ritardi accumulati nella gestione del Piano, i sovra-costi ancora non pienamente coperti nelle opere che i Comuni stanno mettendo a gara, l’assenza di informazioni su nuovi bandi e diversi altri aspetti importanti». Basta parlare di «deriva ungherese», scrivono, l’importante è «non gettare alle ortiche un’opportunità unica per il Paese»: «Come hanno spiegato i professori Cassese e Mirabelli, e come ha ulteriormente sostenuto Luciano Violante, il controllo concomitante della Corte dei Conti sul Pnrr era stato abolito già da Draghi nel 2021. Occorre semmai prestare attenzione e definire strumenti e risposte adeguate e celeri ai rilievi di merito che la Corte dei Conti in più relazioni ha sottolineato rispetto ai problemi, strutturali e di funzionamento, che sin qui hanno prodotto ritardi e quindi minor spesa. Tra questi spicca il tema del personale per i Comuni e il sostanziale fallimento dei bandi di reclutamento per tecnici da inserire – inferiori rispetto al previsto innanzitutto perché a tempo determinato fino al 2026 -, il sistema portale Regis che, come più volte sottolineato da Anci, presenta numerose difficoltà e spesso si blocca, errori di impostazione e sottovalutazione dei costi per importanti opere e infrastrutture anche di sicurezza idraulica, e – aggiungiamo – i tempi di redazione ministeriale di alcuni bandi». Anche sui nidi la soluzione non è dietro l’angolo. Se anche dovesse essere salvato il capitolo di spesa del Pnrr, dicono i tre sindaci, «se a fianco delle opere non si prevedono finanziamenti in conto corrente per sostenerne i costi di gestione, sarà difficile raggiungere il fondamentale e auspicato obiettivo». Insomma, basta barricate, sottolineano Gori, Possamai e Palazzi: «Si eviti una discussione surreale, il problema è molto più serio e merita un nuovo patto Stato, Regioni e Comuni, a partire dal Governo che deve chiaramente dire se intende modificare alcuni obiettivi e contenuti del Piano, ma nel caso confrontarsi quanto prima e nel merito con la Commissione Europea, come già hanno fatto gli esecutivi di altri Paesi. Il Governo costituisca una cabina di regia con i Sindaci, con Anci. Sarebbe il segno di un Paese ‘normale’ che non vuole perdere nemmeno un euro del Piano da cui dipende il proprio futuro».

Leggi anche:

Articoli di POLITICA più letti