Assunzione come dipendenti e controllo sugli algoritmi. Così potrebbe cambiare il lavoro di rider e fattorini con la nuova direttiva Ue

L’intesa stipulata tra i governi dei 27 Paesi membri apre la strada a nuove tutele per i lavoratori della gig economy

Le piattaforme come Uber, Deliveroo e Glovo potrebbero presto doversi preparare ad assumere i rider che, ancora oggi, lavorano per loro come autonomi. Va proprio in questa direzione, infatti, l’accordo per una nuova direttiva Ue in materia raggiunto oggi dai ministri del Lavoro dei Paesi membri, che mira a introdurre nuove regole a tutela della categoria. L’obiettivo principale della proposta di direttiva, che sarà rora oggetto di negoziati con il Parlamento, è infatti quello di riclassificare le posizioni dei lavoratori della gig economy – come autisti, rider e lavoratori domestici – da autonomi a dipendenti a tutti gli effetti. La ridefinizione dei contratti dovrà rifarsi a sette criteri individuati dall’Ue, ma la direzione è chiara: non è accettabile che la maggior parte dei 28 milioni di lavoratori del settore sia inquadrata come autonomi, considerato che, nei fatti, essi devono per lo più attenersi a regole tipiche di un lavoro subordinato. Ciò indica che «hanno effettivamente un rapporto di lavoro e dovrebbero quindi godere dei diritti e della protezione sociale concessi ai lavoratori ai sensi del diritto nazionale e dell’Ue», sottolineano i ministri nel documento condiviso. Per questo, secondo il nuovo ordinamento proposto, «si presumerà che i lavoratori siano dipendenti di una piattaforma digitale – e non lavoratori autonomi – se il loro rapporto con la piattaforma soddisfa almeno tre dei sette criteri stabiliti nella direttiva», che includono «limiti massimi sulla quantità di denaro che i lavoratori possono ricevere; restrizioni sulla loro capacità di rifiutare il lavoro; regole che ne disciplinano l’aspetto o il comportamento». A tutela dei lavoratori della categoria, inoltre, qualora l’azienda per cui lavorano ritenga che non v’è spazio per applicare contratti da lavoro dipendente, «spetterà alla piattaforma digitale dimostrare che non esiste alcun rapporto di lavoro secondo la legislazione e la prassi nazionale».


Il nodo dell’algoritmo

La proposta di direttiva si sofferma, nel suo secondo pilastro, anche sul delicato tema del ruolo dell’intelligenza artificiale nell’organizzazione dei processi di lavoro. In quest’ambito, la proposta del Consiglio Ue ambisce a «garantire e promuovere un’adeguata consapevolezza e informazione dei lavoratori in merito all’utilizzo di sistemi automatizzati di monitoraggio e di tipo decisionale». Oltre a ciò, gli algoritmi dovranno essere «monitorati da personale qualificato, che gode di una protezione speciale da trattamenti avversi». La normativa entra ora nella fase di negoziati inter-istituzionali Ue, ma l’obiettivo è che la nuova direttiva possa essere adottata – promettendo di assestare uno scossone al settore – entro la fine della legislatura europea, tra meno di un anno.


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