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Covid, l’Italia è il Paese europeo in cui bambini e ragazzi hanno perso più giorni di scuola in presenza

28 Giugno 2023 - 12:46 Redazione
Il report dell'Oms analizza le politiche scolastiche adottate durante la pandemia, a partire da gennaio 2020 fino al termine dell’emergenza, e gli effetti sugli adolescenti in 22 Stati

341. Sono i giorni di scuola in presenza persi da bambini e ragazzi in Italia, durante la pandemia da Covid-19. Si tratta del dato più alto registrato tra i Paesi europei. È ciò che emerge dal rapporto Navigating uncharted territory: school closures and adolescent experiences during the Covid-19 pandemic in the Who European Region, realizzato dall’ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Il report analizza le politiche scolastiche adottate durante la pandemia, a partire da gennaio 2020 fino al termine dell’emergenza, e gli effetti sugli adolescenti in 22 Paesi europei. Il grafico mostra come i giorni di chiusura totale, ovvero estesi a tutte le scuole di ordine e grado, vanno da 0 in Finlandia, dove anche nei giorni di circolazione più intensa del virus, è rimasta in presenza l’attività di nidi e scuole dell’infanzia, a 341 dell’Italia. Tra gli altri Paesi europei con le chiusure più lunghe, ci sono Germania (243), la Moldavia (225), la Lituania (205), il Kazakistan (202), la Spagna (190); quelle più brevi in Svezia (2), Norvegia (39), Estonia (48), Lussemburgo (49), Ungheria (53). 

Classifica Oms “Navigating uncharted territory: school closures and adolescent experiences during the Covid-19 pandemic in the Who European Region”

L’impatto negativo sul rendimento scolastico

Il rapporto pubblicato oggi, mercoledì 28 giugno, mostra inoltre come la pandemia ha avuto «un impatto negativo o molto negativo» sul rendimento scolastico, soprattutto tra gli adolescenti provenienti da famiglie poco agiate e tra le ragazze. Nonostante l’entità del calo del rendimento scolastico non fosse collegato al numero di giorni di chiusura, i processi di apprendimento a distanza possono aver contribuito – si legge nel report – ad un aumentare la pressione scolastica. Determinante, invece, si è rivelato il supporto da parte di insegnanti e compagni di classe: laddove i livelli di sostegno erano più alti, il rapporto ha rilevato un miglior rendimento scolastico e minori livelli di pressione.

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