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Anm contro Meloni e Nordio: «Delegittimata la magistratura»

08 Luglio 2023 - 11:28 Redazione
ministero giustizia via arenula 1
ministero giustizia via arenula 1
«Un'accusa pesantissima che colpisce al cuore la magistratura», ha detto il presidente Santalucia rispondendo alle note inviate nelle ultime ore da Palazzo Chigi e via Arenula

«La magistratura non ha alcuna voglia di alimentare lo scontro, ma quando il livello dello scontro si alza, il nostro silenzio sarebbe l’impacciato mutismo di chi non sa reagire con fermezza a una politica muscolare rivolta a un’istituzione di garanzia. Sarebbe un arretramento e noi non arretriamo quando si tratta di difendere i valori della Costituzione». A parlare, durante il Comitato del direttivo dell’Anm, è il presidente Giuseppe Santalucia, che risponde così a quella che ritiene «un’ accusa pesantissima che colpisce al cuore la magistratura», sottolineando come le note inviate dal ministero della Giustizia abbiano contribuito alle «voci di delegittimazione». Le note firmate – diffuse ieri da fonti via Arenula – sono riferite al caso Delmastro e alla vicenda Santanché: in entrambi i casi viene criticato l’atteggiamento della magistratura. Una stoccata che arriva a distanza poche ore di distanza da un comunicato di Palazzo Chigi che ha criticato esplicitamente «quella fascia della magistratura che ha scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione». Il presidente ha commentato anche la riforma della Giustizia, la cui partenza dell’iter al Senato è appesa solo alla firma del Quirinale: «Il sospetto è che la separazione delle carriere e le riforme costituzionali vengano sbandierate non perché si crede che servano a un miglioramento dell’attuale sistema» ma come «una misura di punizione nei confronti della magistratura». Santalucia, affermando di non volere «lo scontro con il governo» ma di «subirlo», ha chiesto con «umiltà» un cambio di passo al governo e alla maggioranza: «Non si può andare a una riforma costituzionale con questo passo, come risposta reattiva a un provvedimento fisiologico di un giudice che non piace perché colpisce qualcuno che è al governo».

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