Abodi sul coming out di Jankto: «Non amo le ostentazioni». Opposizioni in rivolta

Picierno (Pd): «Spiacevole e inopportuno». Anche il M5s si schiera contro: «Cerchi di mostrare rispetto per le persone»

Un altro esponente dell’esecutivo viene travolto dalle polemiche, in questo mese di luglio sfortunato per il governo Meloni: dopo l’imputazione coatta chiesta per Andrea Delmastro, l’inchiesta su Daniela Santanchè e la gaffe di Gennaro Sangiuliano al Premio Strega, tocca ad Andrea Abodi difendersi dalle sue stesse dichiarazioni. Intervistato da Radio 24, il ministro dello Sport ha commentato la notizia del ritorno in Serie A del centrocampista Jakub Jankto: sarà il primo calciatore dichiaratamente omosessuale a giocare una stagione del campionato italiano. «Non faccio differenze di caratteristiche che riguardano la sfera delle scelte personali. Se devo essere altrettanto sincero, non amo, in generale, le ostentazioni. Ma le scelte individuali vanno rispettate per come vengono prese e per quelle che sono. Io mi fermo qui». Abodi, in realtà, non si fermerà: poco dopo, su Twitter, tornerà sull’argomento nel tentativo di arginare le critiche. Rispondendo a un post di Sportface, scrive: «Per me esistono le persone. Ho parlato di rispetto per le scelte e, aggiungo, per la natura umana. Rispetto è un valore non equivocabile, da garantire. Poi, posso non condividere alcune espressioni del Pride?».


Niente scuse, ma solo una precisazione. Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo ed esponente del Partito democratico, ha stigmatizzato il ragionamento del ministro: «Resto inorridita per le parole usate da Abodi che definisce “ostentazione” la scelta del calciatore Jankto di dichiarare il proprio orientamento sessuale. Le affermazioni del ministro risultano spiacevoli e inopportune, a maggior ragione perché ricopre una carica istituzionale. Purtroppo si tratta dell’ennesimo segnale che rivela la cultura politica omofoba e retrograda di questo governo, il cui posizionamento in termini di diritti sembra voler cancellare anni di conquiste e di progresso». Anche il Movimento 5 stelle, per bocca del senatore Luca Pirondini, capogruppo grillino in commissione Cultura e sport, ha attaccato Abodi: «Da quando dichiarare il proprio orientamento sessuale significa ostentare qualcosa? Non pensa il ministro che un mondo con grandi sacche di omofobia come quello del calcio avrebbe bisogno di ben altri messaggi rispetto a questo? Ci faccia capire meglio cosa intendeva e soprattutto cerchi di mostrare rispetto per le persone come il suo ruolo da ministro gli imporrebbe».


Il coro delle opposizioni che chiedono al ministro di fare un passo indietro è cresciuto nel primo pomeriggio. Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha affermato di «capire», dopo le dichiarazioni di Abodi, «perché nello sport esiste ancora tanta tanta omofobia. Jankto ha detto solo di essere una persona Lgbtqi+. Di quale ostentazione parla Abodi? La verità è che come in altri ambiti della società, gli sportivi sono molto più avanti dei loro dirigenti, che rappresentano un mondo che non esiste più. Anzi, persone come Jankto aiutano altri sportivi, in particolare in un ambiente omofobo come quello del calcio, a fare coming out. Ed è questo il significato dei Pride, anch’essi bollati come ostentazione dal ministro. Abodi chieda scusa a Jankto e a tutta la comunità Lgbtqi+». Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera, ha ironizzato su tutto l’esecutivo: «Ma proprio non ce la fanno a trattenersi? Oggi è la volta di Abodi. L’unica ostentazione a cui assistiamo è quella di ministri ottusi e chiusi nel loro oscurantismo anni ’50». Per il Terzo polo, sono intervenuti sia Ivan Scalfarotto di Italia Viva, «”scelte”, “ostentazioni”, “eccessi del Pride”… cose che un ministro di un altro paese avanzato non si sognerebbe nemmeno di pensare», sia Giulia Pastorella di Azione: «La toppa peggio del buco. Abodi riesce, nel giro di una mattinata, nell’ardua impresa di collezionare due gaffe. Questo governo costantemente al limite tra il becero e l’inopportuno sempre lì va a finire, ossessionati dai diritti civili e dalle libertà individuali viste come concessioni o patenti da rilasciare, senza però che nessuno li abbia mai autorizzati a tanto».

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