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Chi era Mario Meneguzzi, lo zio di Emanuela Orlandi accusato di molestie alla sorella della 15enne

11 Luglio 2023 - 12:55 Redazione
Gestiva le chiamate con i rapitori e i rapporti con la stampa ed entrò nell'ipotesi della pista familiare, poi messa da parte: il suo profilo e ruolo nel caso della scomparsa

Defunto da diversi anni, padre di Pietro, Giorgio e Monica, è tornato al centro della cronaca dopo che il suo nome è comparso tra le carte dei documenti inediti diffusi ieri dal Tg La7 sul caso di Emanuela Orlandi. Si tratta di Mario Meneguzzi, lo zio di Emanuela accusato di un presunto caso di molestie nei confronti della sorella della cittadina vaticana, Natalina Orlandi. Marito di Lucia Orlandi, la zia paterna della 15enne, diventò noto alle cronache a partire dal 22 giugno 1983 perché i genitori di Emanuela gli diedero l’incarico di gestire i rapporti con l’esterno, in particolare con la stampa e le chiamate con i rapitori della ragazza. All’epoca era gestore di una caffetteria di Montecitorio, ma ha sempre sostenuto che il giorno in cui sparì la nipote era in realtà a Torano, in provincia di Rieti. Ma c’è anche la questione dell’identikit, ovvero la grande la somiglianza tra Meneguzzi e il profilo tracciato dal vigile e dal poliziotto dell’uomo che avevano visto parlare con Emanuela il giorno della sua scomparsa. 

Perché si sta parlando dello zio

Nei documenti inediti emerge che alcuni mesi dopo la scomparsa della 15enne, il Segretario di Stato Vaticano di allora, Agostino Casaroli, scrisse un messaggio per posta diplomatica a un sacerdote sudamericano inviato in Colombia da Giovanni Paolo II. Un religioso che è stato a lungo confessore della famiglia Orlandi. Casaroli gli chiede se è vero che in passato Natalina Orlandi, sorella maggiore di Emanuela, gli ha rivelato di essere stata molestata sessualmente dallo zio Mario. E la risposta è sì. Torna così a farsi strada la cosiddetta «pista familiare».

La pista familiare

Non è la prima volta, in realtà, che il nome dello zio entra in questa ipotesi. All’epoca dei fatti, infatti, Meneguzzi venne attenzionato dagli investigatori e pedinato da Roma a Santa Marinella, proprio nell’ambito della pista familiare. Ma poi è stata messa da parte dopo che lo stesso Meneguzzi si accorse di essere seguito e chiese aiuto a Giulio Gangi, agente del Sisde che si occupò inizialmente della scomparsa. Quando Mario parlava con gli interlocutori al cellulare aveva inizialmente finto di essere il padre di Emanuela. Il motivo? Il padre reale, Ercole Orlandi, dichiarò in un primo momento di non sentirsi pronto emotivamente. Ma poi Meneguzzi fece intuire che aveva un ruolo rilevante nella vicenda. Poche settimane dopo rivelò, infatti, che era stato lui a nominare l’avvocato Gennaro Egidio, legale che è sempre stato considerato anche un appartenente ai servizi segreti del Sisde. Inoltre, rivela il Corriere della Sera, sarebbero stati anche gli stessi rapitori a chiedere che i rapporti con la stampa passassero allo zio e la prima chiamata alla famiglia Orlandi sarebbe passata proprio a casa di Meneguzzi il 22 giugno, quando dall’altra parte del telefono qualcuno ha riferito che Emanuela stava bene e che il padre doveva fare il primo appello.

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