Francesco Valdiserri: condannata a 5 anni Chiara Silvestri, la 24enne che lo travolse e uccise mentre camminava sul marciapiede della Cristoforo Colombo a Roma
La giovane dovrà dare 800mila euro di provvisionale alla famiglia del 18enne morto lo scorso ottobre
Chiara Silvestri, 24 anni, accusata di omicidio stradale aggravato, è stata condannata a 5 anni. Investì, uccidendolo, il 18enne Francesco Valdiserri, la notte dello scorso 19 ottobre. Il ragazzo, al momento dell’impatto, stava percorrendo a piedi un marciapiede in via Cristoforo Colombo a Roma, mentre si trovava in compagnia di un amico. Silvestri è stata condannata con il rito abbreviato, quindi con uno sconto di un terzo della pena. La ragazza – secondo quanto riporta il Corriere della Sera – dovrà dare 800mila euro di provvisionale alla famiglia Valdiserri.
I fatti
L’udienza si è tenuta davanti al gup Valerio Savio. In base alle ricostruzioni della procura la ragazza nel momento in cui ha investito il giovane aveva un tasso alcolemico tre volte superiore al consentito, il test della cannabis non negativo e aveva superato i limiti orari di velocità su quel tratto di strada. Il pubblico ministero, Erminio Amelio, aveva chiesto 4 anni e mezzo e 800 mila euro di provvisionale. Francesco era figlio dei giornalisti del Corriere della Sera Paola Di Caro e Luca Valdiserri. Dalla sua morte sia il padre che la madre hanno cercato di sensibilizzare sul tema della sicurezza stradale portando avanti anche il ricordo del loro ragazzo, pieno di passioni.
La situazione è nota da tempo: l’aria della Pianura Padana è una delle più inquinate di tutta Europa. Soltanto nel 2020, l’Agenzia europea per l’ambiente ha stimato 330mila morti premature legate all’inquinamento nei 27 Paesi Ue: di queste, più di una su cinque riguarda il nostro Paese. Per accendere i riflettori sul tema, nei mesi scorsi l’associazione Cittadini per l’aria ha lanciato a Milano una campagna di scienza partecipata – ribattezzata No2, no grazie – per misurare i livelli di biossido di azoto presenti nell’aria. I quasi 1000 cittadini che ne hanno fatto richiesta hanno ricevuto un campionatore da installare per un mese a casa, a scuola o al lavoro. I risultati dell’esperimento, analizzati grazie all’aiuto di alcuni ricercatori dell’Università degli Studi di Milano, non hanno fatto altro che confermare la gravità della situazione: l’aria che si respira nel capoluogo lombardo è fuorilegge. Il dato che emerge dalla ricerca mostra infatti una media mensile di NO2 pari a 44,8 μg/m³. Un valore che sfora la media annuale consentita dall’Unione Europea (40 μg/m³) e quasi quattro volte superiore rispetto alla soglia di 10 μg/m³ indicata dall’Oms a tutela della salute della popolazione.
La mappa della qualità dell’aria a Milano
Insieme al Pm10 (particolato) e al Pm2.5 (particolato fine), il biossido di azoto è una delle principali fonti di inquinamento e proviene in larga parte dal settore dei trasporti. La mappa elaborata da Cittadini per l’aria, e presentata oggi per la prima volta, mostra che sono le vie dello shopping a registrare alcuni dei valori più alti di NO2. In corso Buenos Aires e corso XXII marzo, per esempio, la concentrazione di biossido di azoto si attesta sui 61.3 µg/m³, in corso Vercelli 58.1 µg/m³, in corso Magenta 52.7 µg/m³, mentre in via Senato – vicino al quadrilatero della moda – 62.4 µg/m³. Non va meglio nelle zone più periferiche, con viale Tibaldi e viale Marche – entrambe lungo la circonvallazione esterna – che fanno registrare rispettivamente 71 µg/m³ e 74.2 µg/m³. Insomma, valori sopra i limiti consentiti sia nelle vie del centro sia in periferia, nonostante le misure adottate negli ultimi anni per limitare il traffico, come Area B e Area C.
Secondo Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria, le responsabilità per la situazione appena descritta sono distribuite tra Regione Lombardia, governo e comune di Milano. «La regione ha enormi responsabilità risalenti a una pianificazione addirittura dannosa in tema di qualità dell’aria che, non a caso, mostra un sostanziale stallo delle concentrazioni degli inquinanti a livello regionale ormai da diversi anni», commenta Gerometta. Per quanto riguarda il governo, la presidente dell’associazione chiede all’esecutivo di Giorgia Meloni di aumentare i fondi da destinare al trasporto pubblico e alla mobilità. Infine, un messaggio anche per il sindaco del capoluogo lombardo Giuseppe Sala. «Anche entro il Comune di Milano le politiche sono da tempo in affanno, se non ferme dallo scoppio della pandemia. I dati indicano che invece non è più tempo di piccoli passi», aggiunge Gerometta.
La battaglia della Lombardia contro la nuova Direttiva Ue
Di recente il tema è tornato di attualità anche fra i banchi della politica. A ottobre dello scorso anno, la Commissione Europea ha elaborato una proposta di revisione della Direttiva sulla qualità dell’aria del 2008 per aggiornare i target al rialzo e raggiungere l’obiettivo «inquinamento zero» al 2050. Il testo sarà votato dall’Eurocamera proprio in questi giorni, ma sta creando non poche preoccupazioni in Lombardia, dove già si fatica a rispettare i limiti attuali nonostante il lento ma costante miglioramento dei dati nell’ultimo decennio. A maggio dello scorso anno, la Corte di Giustizia Ue ha condannato il nostro Paese per il superamento sistematico dei limiti di biossido di azoto in otto agglomerati urbani: Torino, Milano, Bergamo, Brescia, Firenze, Roma, Genova e Catania. A opporsi alla revisione della Direttiva Ue sono soprattutto i governatori del Nord Italia, con la Lombardia di Attilio Fontana a fare da capofila. Per il governatore lombardo, le nuove regole su cui è al lavoro Bruxelles stabiliscono target irraggiungibili e «assolutamente irrazionali», che porterebbero «alla chiusura della Pianura Padana».
Per contrastare la nuova Direttiva e chiedere più flessibilità, Fontana ha chiamato a raccolta una vasta rete di soggetti pubblici (Anci Lombardia, Unione province lombarde), sindacati (Cisl, Uil e Ugl) e associazioni di categoria (Confindustria, Confcommercio, Coldiretti e tante altre). Le richieste sono chiare: tenere conto della «peculiarità del territorio lombardo» e adottare «tempistiche adeguate e realistiche». Altrimenti, avverte Regione Lombardia in un manifesto, per rispettare i limiti imposti dalla nuova Direttiva andrebbero prese misure draconiane. Qualche esempio? «L’eliminazione del 75% dei veicoli, l’eliminazione del 75% degli impianti di riscaldamento domestico a metano e del 100% degli impianti di riscaldamento domestico a biomassa, l’eliminazione del 60% dei capi di bestiame (bovini e suini) e del 75% delle attività industriali».
Alla lettera di Fontana ha risposto una piccola coalizione di associazioni mediche e ambientaliste, tra cui Cittadini per l’aria, Clean Cities, European Environmental Bureaue l’Associazione culturale pediatri. «Con questo manifesto la Regione Lombardia si sta asfaltando la strada per non fare niente anche per i prossimi vent’anni», denuncia a Open Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria. «L’impatto dell’inquinamento in Italia – aggiunge – è il più elevato in Europa non solo per le condizioni orografiche della Pianura Padana, ma perché si sceglie quotidianamente di investire su azioni che generano inquinamento invece che su azioni che lo riducono».