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Chi era Eunice Newton Foote, la scienziata dimenticata che previde 167 anni fa il cambiamento climatico

17 Luglio 2023 - 18:18 Redazione
L'omaggio di Google alla ricercatrice che nel 1856 scoprì con un esperimento pionieristico, a lungo ignorato, l'effetto serra

Per studiare i mutamenti del clima e prevedere le conseguenze del surriscaldamento del pianeta – mai percepibile come in questi giorni – gli scienziati di oggi dispongono di strumenti tecnologici all’avanguardia, risorse ingenti e modelli matematici raffinatissimi. Non era certo così un secolo e mezzo fa, nel lontano 1856: specialmente non per una semi-sconosciuta ricercatrice donna. Eppure ad Eunice Newton Foote bastarono quattro termometri, due cilindri di vetro, una pompa e il quid giusto di ingegno per prevedere il global warming che oggi attanaglia il pianeta. Ragione più che sufficiente, per Google, per sottrarre la scienziata e attivista americana all’oblio collettivo rilanciandone la storia nel Doodle di oggi, lunedì 17 luglio. Nata 204 anni fa esatti, il 17 luglio 1819, in Connecticut, Newton Foote precorse i tempi infatti, scoprendo con un ingegnoso esperimento ciò che noi oggi chiamiamo «effetto serra», dimostrando per prima come l’aumento dei livelli di CO2 avrebbe potuto surriscaldare la Terra.

Prove di riscaldamento

Newton Foote, figlia di un Isaac solo omonimo del grande fisico britannico, sospettava che la temperatura dell’aria che respiriamo e quella di diversi gas potesse divergere se sottoposta al riscaldamento solare. E volle provare la sua ipotesi con un esperimento tanto semplice quanto inedito. Come ricostruisce Wired, nel 1856 la scienziata si procurò niente più che quattro termometri, due cilindri di vetro e una pompa. Con la pompa sottrasse dell’aria da uno dei due cilindri e ne aggiunse nell’altro. Dopo averli portati alla stessa temperatura, li espose quindi al sole, l’uno accanto all’altro, registrò le variazioni di temperatura ogni tre minuti e ripeté l’esperimento anche all’ombra. Il risultato, che sarebbe stato diffuso in un articolo sull’American journal of art and science, fu sorprendente: l’azione termica esercitata dai raggi del Sole aumentava indiscutibilmente con la densità dell’aria e diminuiva al contrario al suo rarefarsi. E la variazione di temperatura era maggiore quando ad essere riscaldato era quello che Newton Foote chiamava «gas acido carbonico»: quella che oggi chiamiamo anidride carbonica, o semplicemente CO2. «Un’atmosfera carica di gas acido carbonico darebbe alla nostra Terra una temperatura elevata; e se, come alcuni suppongono, in un periodo della sua storia l’aria fosse stata mescolata con esso in una proporzione maggiore di quella attuale, ne sarebbe derivata una temperatura necessariamente più alta», scrisse la scienziata nell’articolo che dava conto dell’esperimento. Prefigurando di fatto ciò che sarebbe avvenuto nel secolo successivo e in quello attuale dopo l’affermazione della rivoluzione industriale che proprio in quegli anni vedeva la luce.

Oblio e pregiudizio

Come ricorda Google con le sue animazioni del giorno, però, la ricerca pionieristica di Eunice Newton Foote fu ampiamente ignorata per oltre un secolo, complice anche lo stigma dell’epoca sul lavoro di scienziate donne. Per decenni la scoperta dell’effetto serra fu imputata al collega irlandese John Tyndall, che pure aveva pubblicato le sue ricerche tre anni dopo quelle di Foote. Ma più in generale il campanello d’allarme suonato dalla scienziata fu del tutto ignorato. Se la comunità scientifica, quella politica, o entrambe, avessero preso sul serio le semplici evidenze mostrate 167 anni fa da Eunice Newton Foote, forse il mondo avrebbe potuto iniziare a combattere il riscaldamento globale molto, ma molto tempo prima che questo diventasse un’emergenza dalle catastrofiche quotidiane conseguenze.

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