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Arrestato a Malpensa su richiesta di Mosca, i giudici lo liberano: chi è l’imprenditore Dmitry Samsonov e i legami con la resistenza ucraina

20 Luglio 2023 - 19:07 Massimo Ferraro
La decisione dopo sei giorni in carcere, la richiesta del ministero di Giustizia, le donazioni a Kiev: cosa sappiamo del 42enne con passaporto israeliano

È stato scarcerato dopo sei giorni nel carcere di Busto Arsizio Dmitry Samsonov, un 42enne nato a Mosca con passaporto israeliano e di padre ucraino, arrestato a Malpensa su mandato delle autorità russe per «associazione per delinquere, violazione del diritto d’autore e organizzazione di gioco d’azzardo». Samsonov ha spiegato ai giudici milanesi di finanziare la resistenza ucraina, un’attività di cui le autorità russe sono a conoscenza e che da loro è considerata terrorismo. Mercoledì 19 luglio il ministero di Giustizia italiano aveva chiesto la «revoca di ogni misura cautelare a scopo estradizionale» verso la Russia e il giorno seguente la quinta sezione della Corte d’appello di Milano – collegio De Magistris, Barbara, Arnaldi – ha adottato il provvedimento di scarcerazione su istanza degli avvocati Antonio Buondonno e Davide Poberejskii, con il parere favorevole del sostituto procuratore generale Laura Gay. Il ministero aveva sollecitato la revoca, esortando i giudici a tener conto della situazione in Ucraina «a seguito dell’invasione militare», sottolineando in una nota che «le violazioni dei diritti umani nella Federazione russa rappresentano allo stato una situazione diffusa», di «carattere sistemico o comunque generalizzato». Secondo il ministero, era quindi alto il rischio «in caso di estradizione» di trattamenti inumani per Samsonov.

Il finanziamento alla resistenza ucraina

Nell’udienza di identificazione tre giorni fa Samsonov, che sarebbe nato a Mosca, ha spiegato ai giudici di non avere la nazionalità russa «in quanto mia madre era ebrea e mio padre ucraino». Ha passaporto israeliano ed è residente a Tel Aviv, ma possiede anche una casa a Milano. «In Ucraina», ha aggiunto, spiegando di averci vissuto fino all’invasione russa, «ho un fondo di investimenti che vende licenze alle società di software». L’imprenditore 42enne ha rivendicato la sua attività di finanziamento all’esercito di Kiev, tramite versamenti «tracciati», come sostenuto dai suoi legali, effettuati a favore di un «fondo aperto dal governo ucraino». «Finanzio i militari in Ucraina affinché combattano per la libertà nella guerra contro la Russia, ciò è risaputo in Russia, dove è considerato terrorismo», ha ammesso. I suoi difensori hanno portato le evidenze di alcune donazioni, come quella di 15mila euro a un «programma ucraino per i disertori russi», quella di 182mila euro per «l’acquisto di obbligazioni militari ucraine» e ancora quelle di importi periodici, anche da 2.500 euro, dal marzo 2023 al governo ucraino. I legali hanno poi spiegato ai giudici di Milano che negli ultimi mesi Samsonov ha portato avanti una compagna sui social «di invito alla diserzione» contro Mosca. Le autorità russe avevano emesso un mandato di arresto nei suoi confronti il 31 marzo scorso.

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