Alluvioni, Schlein incalza Meloni: «Solo promesse sui ristori, ma in Emilia-Romagna non si è visto ancora un euro»

Il sindaco di Ravenna propone un escamotage: emendamento parlamentare al cosiddetto decreto omnibus così da «stanziare almeno un miliardo per i primi indennizzi»

Tra maggio e giugno l’Emilia-Romagna, ma anche porzioni di territorio toscano e marchigiano, sono stati colpiti da nubifragi e alluvioni che hanno causato danni per miliardi di euro. Durante il sopralluogo sui territori martoriati, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si era impegnata a ristorare persone, aziende ed enti locali con un importo pari al 100% dei danni subiti. Sono passate diverse settimane da allora e, mentre sono ancora ben visibili i reperti lasciati del cataclisma, non si vede l’afflusso di miliardi di euro che avrebbe dovuto stimolare la ripresa economica di quelle terre. Sulla questione è intervenuta Elly Schlein, oggi segretaria del Partito democratico e quindi leader nazionale dell’opposizione, ma un anno fa vicepresidente della Regione guidata da Stefano Bonaccini. La Dem ha accettato l’invito rivolto al centrosinistra da Palazzo Chigi, per discutere di salario minimo. Salvo cogliere l’occasione per rilanciare su altre questioni: «Chissà se l’ascolto da parte del governo – venerdì 11 agosto – sarà selettivo o sarà anche sulla nostra richiesta di chiarezza sulle gravi affermazioni fatte da De Angelis sulla strage di Bologna e su cui Meloni non ha ancora detto nulla». E ancora: «Chissà se saranno disponibili all’ascolto su quanto chiediamo, al fianco dei sindaci, delle parti sociali e della Regione Emilia-Romagna, perché nonostante le promesse di ristori al 100% ancora dopo mesi non si è visto un euro».


La proposta del sindaco di Ravenna

Ed è con un post dal titolo Terzo decreto, zero indennizzi che il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, riaccende il fronte tra esecutivo nazionale ed enti locali. Scrive: «Il decreto varato ieri – 7 agosto – dal governo Meloni non ha accolto la proposta che avevamo avanzato di spostare sugli indennizzi a famiglie e imprese alluvionate circa un miliardo di euro non spesi e in larga parte non più spendibili in ammortizzatori e fondi per l’internazionalizzazione». Poi De Pascale propone ai deputati romagnoli di adottare un escamotage parlamentare per raggiungere l’obiettivo dei ristori: «È un decreto “omnibus” in cui ci sono norme sul contrasto ai granchi blu, sulle licenze taxi, sui compensi ai manager del Ponte sullo Stretto, sulla microelettronica e su tanti altri argomenti più o meno strategici e all’articolo 22 c’è anche una modifica tecnica al decreto legge 61 sull’alluvione. Questa piccola norma in realtà consente al Parlamento, in sede di conversione, di accogliere la nostra proposta e stanziare almeno un miliardo per i primi indennizzi». Tradotto, è una richiesta di emendare il decreto durante l’iter parlamentare per la conversione in legge. Il sindaco di Ravenna conclude con un’esortazione: «Noi continueremo ad insistere con la presidente Meloni, ricordandole i suoi impegni sul 100% di indennizzi, ma i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione ora possono agire anche senza il consenso del governo. Spero che tutti i parlamentari romagnoli lavoreranno in squadra senza guardare alle magliette di partito ma solo ai cittadini e alle imprese colpite. Non c’è più tempo da perdere».


Lo sfogo di Lepore: «A Roma non capiscono l’entità della catastrofe»

Anche il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, dedica all’argomento un lungo intervento sui suoi canali social: «Sono ormai passati tre mesi dall’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna e ho come l’impressione che in molti, dalle parti di “Roma”, non abbiano capito cosa sia realmente successo.
Mi rivolgo anche agli esponenti locali del centrodestra che qui sono all’opposizione. Nel dubbio vi chiedo di prendere in mano una simbolica “vanga” e venire con noi ad aggiustare strade e frane, di cessare le polemiche ed aiutarci a trovare i soldi per rifondere al 100% cittadini e imprese colpite. Alcuni di voi lo stanno facendo e infatti lavoriamo bene assieme. Altri francamente no. Mi corre l’obbligo di raccontare e rendicontare, anche perché il video virale dei cittadini di Fontanelice ha avuto il merito di riportare per un attimo l’attenzione su tutti noi, ma lungo la strada provinciale SP33 di Fontanelice trovate solamente una delle tante frane che hanno colpito la nostra area metropolitana. Ecco perché insistiamo da tre mesi. Ci sgoliamo nel dire che le risorse non bastano e che la burocrazia sta prendendo il sopravvento».

«Le risorse che come Città Metropolitana e Comuni stiamo mettendo sono sottratte ad altre attività non meno importanti: altre strade da manutenere o le scuole, solo per fare alcuni esempi. Nel prossimo mese saremo in grado di realizzare un bypass che permetterà ai cittadini e alle imprese di Fontanelice di avere uno sollievo in attesa dell’intervento definitivo, ben più costoso e complicato. Sì è vero. Anticiperemo i 100 mila euro necessari, noi come Città Metropolitana insieme al Comune interessato. È bastata una telefonata al generale Figliuolo per dirci con pragmatismo che era la cosa migliore a fronte di un intervento definitivo dal valore di 2,1 milioni di euro, che impiegherà diversi mesi. Un accordo tra gentiluomini che ho molto apprezzato e che presto dovrà formalizzarsi. Mi permetto però di dire al governo Meloni che servono più metodo, più coordinamento e soprattutto più risorse, perché l’alluvione ha comportato centinaia di casi come questo. Insieme ai Ssndaci li stiamo gestendo. Ogni sindaco è impegnato, infatti, a fare la propria parte lontano dai riflettori e ringrazio tutti questi colleghi perché lavorano da mesi senza sosta mettendoci la faccia, come la Regione, la Protezione civile, i Vigili del fuoco e le forze dell’ordine del resto. Però, appunto, non possiamo permetterci di lavorare a sbalzo su tutto per gestire una catastrofe da oltre 8 miliardi di danni, con quasi solo duecento milioni sulle strade provinciali e comunali bolognesi».

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