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Detenute morte a Torino, dopo le autopsie la Procura acquisisce documenti e relazioni dal carcere. Aperte due inchieste per «istigazione al suicidio»

16 Agosto 2023 - 15:55 Maria Pia Mazza
La 28enne Azzurra Campari è morta per asfissia, dopo essere stata trovata impiccata nella sua cella. Più complesso il caso della 43enne Susan John, per cui saranno necessari ulteriori esami

Proseguono le indagini sulle morti della 42enne Susan John e della 28enne Azzurra Campari, le due detenute del carcere Lorusso e Cutugno di Torino, decedute a poche ore di distanza l’una dall’altra lo scorso 11 agosto. Il medico legale incaricato ha effettuato l’autopsia sui corpi delle due donne. La 28enne di Riva Ligure è deceduta per asfissia (gli agenti l’avevano trovata impiccata nella sua cella). Più complesso invece il caso della 42 enne di origini nigeriane che da oltre 20 giorni aveva rifiutato cibo e acqua e, stando alle ipotesi dei medici carcere, sarebbe morta per un’aritmia maligna, causata da uno squilibrio elettrolitico. Nel corso dell’autopsia, però, il medico legale non ha riscontrato evidenti segnali di disidratazione sul corpo della donna. Di conseguenza non è ancora stata accertata la causa del decesso della donna. E per sciogliere i dubbi, verranno effettuati ulteriori esami per escludere eventuali patologie pregresse.

Le inchieste per istigazioni al suicidio

Nel frattempo la Procura di Torino ha aperto due fascicoli d’inchiesta: in entrambi i casi si indaga per «istigazione al suicidio». I pm Delia Boschetto, Chiara Canepa e Mario Bendoni hanno acquisito la documentazione dall’amministrazione del Lorusso e Cutugno, nonché le relazioni dei medici del carcere che nelle ultime settimane hanno visitato entrambe le donne. L’obiettivo è quello di ricostruire non solo il quadro clinico e psicologico delle due donne, ma anche capire se vi sono state omissioni e negligenze. Sul caso di Susan John si è già espressa la garante dei detenuti del comune di Torino, Monica Cristina Gallo, che già nei giorni scorsi ha dichiarato che «dal carcere non ci sono mai giunte segnalazioni relative al caso di questa persona: i nostri contatti sono regolari, eppure nessuno ci aveva informato. Probabilmente non sarebbe cambiato nulla, ma almeno avremmo potuto attivare le nostre procedure e tentare qualcosa». E sui due episodi si sta attivando anche il Garante nazionale dei detenuti, che sta valutando di costituirsi parte civile nel caso in cui dalle due inchieste emergano omissioni da parte degli operatori della casa circondariale di Torino.

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