Il mistero dei quadri di Picasso e Monet spariti a Margherita Agnelli: l’indagine dei suoi 007 privati e il blitz a vuoto

Anche dalle indagini connesse, come l’analisi delle telecamere e dei badge d’accesso, non è stata trovata traccia dei dipinti

È andata a vuoto la perquisizione della Procura di Milano e dei magistrati svizzeri nel caveau indicato da Margherita Agnelli presso i Magazzini Generali con Punto Franco Sa di Chiasso in Svizzera come luogo carico di quadri di alto valore che le sarebbero stati sottratti nella suddivisione dell’eredità del padre Gianni Agnelli e della madre Marella Caracciolo. Lo spazio perquisito attualmente è una società elvetica di consulenza e compravendita d’arte. Inoltre, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, da tutte le indagini connesse – ovvero l’analisi delle telecamere, lo studio dei registri informatici e i badge d’accesso – non è mai stata trovata traccia delle opere. La denuncia della figlia Agnelli aveva portato la Procura a mettere sotto la propria lente il gallerista e un suo dipendente. Ma dopo il buco nell’acqua della perquisizione, i procuratori hanno chiesto l’archiviazione dell’ipotesi di reato di furto per i due.


Le opere

Le opere che secondo Agnelli le sarebbero state sottratte sono: «Glacons, effet blanc» di Claude Monet, «Study for a Pope III e IV» di Francis Bacon, «Torse de femme» e «Series of Minitaur 4 engravings signed» di Pablo Picasso, «Mistery and Melancholy of a Street» di Giorgio De Chirico, «Nudo di profilo» di Balthus, «The Stairway of Farewells» di Giacomo Balla, «Pho Xai» di Jean Leon Gerome. Ma tutte queste opere, stando a quanto le indagini sono riuscite a ricostruire, non sarebbero mai passate per il caveau indicato da Margherita e il suo investigatore privato.


Il no all’archiviazione

A supporto della tesi viene presa in considerazione la ferrea documentazione doganale degli ultimi dieci anni che dimostra come gli ingressi avvengono solo tramite badge nominali a determinati orari e con chiavi a lucchetto in mano ai doganieri. Qualche giorno prima della perquisizione c’è stato un trasloco di opere da una cabina a un’altra, però sempre sotto l’osservazione dei doganieri. Ma Margherita Agnelli e il suo avvocato non hanno intenzione di fare passi indietro e hanno già depositato al Tribunale di Milano un’opposizione all’archiviazione.

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