Galliani, il ricordo con Berlusconi: «Davanti a Gianni Agnelli sembravamo Totò e Peppino. Erdogan mi salvò dopo un gol»

In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex ad del Milan ripercorre alcuni dei momenti più significativi della sua vita

La famiglia, i primi passi da imprenditore, il Milan, il Monza, le mille avventure insieme a Silvio Berlusconi. Nell’intervista di Aldo Cazzullo sulle pagine del Corriere della Sera, Adriano Galliani ripercorre tutti i momenti più significativi della sua vita. Un dialogo ricco di aneddoti e retroscena, a partire dal racconto del primissimo incontro con Berlusconi: «Per prima cosa mi chiese come la pensavo – ricorda Galliani – e io risposi dicendo la verità: “Mio padre diceva che i comunisti mangiano i bambini, e io mi sono fermato lì”. Berlusconi si alzò, venne verso di me, pensai di aver fatto una gaffe. Invece mi abbraccia e mi fa: “anche il mio papà diceva così!”».


«In confronto alla famiglia Agnelli sembravamo Totò e Peppino»

Tempo qualche anno e per Galliani e Berlusconi comincia l’avventura al Milan. Un viaggio che inizia la notte di Capodanno del 1986.  «Sono in vacanza nella villa del presidente a St. Moritz, con Confalonieri e Dell’Utri. Fa un freddo tremendo, usciamo imbacuccati per andare a prendere l’aperitivo al Palace e incrociamo il clan Agnelli: l’Avvocato con la camicia aperta, Montezemolo con il ciuffo, Jas Gawronski elegantissimo, forse Malagò. Al confronto noi sembravamo Totò e Peppino», racconta Galliani. E poi continua: «Condividiamo il tavolo. Alla fine Berlusconi ci dice: “Potremo fare anche noi grandi cose, ma non saremo mai come loro. Ci mancano venti centimetri di statura e il coraggio di esporre il petto villoso sottozero”. Qualche giorno dopo ci propose di prendere il Milan».


Il rapporto con Berlusconi

Nell’intervista con Aldo Cazzullo c’è spazio ovviamente anche per il lunghissimo rapporto di amicizia che lega Galliani a Berlusconi. Anche se, spiega l’ex ad del Milan, «dopo 44 anni non riesco a dargli del tu». A proposito delle diverse critiche mosse all’ex premier durante la sua lunga carriera politica, Galliani aggiunge: «È come Ezzelino da Romano, passato alla storia come crudele mentre era un grand’uomo. Berlusconi è la persona più buona che ho conosciuto in vita mia. È dolcissimo. Non dimenticherò mai le cose che mi ha detto sulla nostra amicizia prima del suo intervento al cuore». E poi ancora: «L’ho visto salutare il presidente degli Stati Uniti e la persona più umile della terra allo stesso modo, con lo stesso sorriso».

Il “salvataggio” di Erdogan e l’acquisto di Ibrahimovic

Dai successi del Milan fino alle delusioni. Come la finale di Champions League del 2005 persa contro il Liverpool, quando i rossoneri si fecero rimontare l’iniziale 3-0 e furono sconfitti ai rigori. «Davanti a noi c’era un muretto basso, al terzo gol di Crespo stavo per cadere di sotto, mi salvò Erdogan afferrandomi per la giacca», racconta oggi Galliani. L’ex ad del Milan svela poi la trattativa per convincere Zlatan Ibrahimovic a firmare. Una trattativa che passava soprattutto per una strategia: lo sfinimento. «Mi piazzai nel salotto di casa: “non me ne vado finché non firmi”. Restai tutto il giorno. La moglie mi guardava come un pazzo: “Ma questo chi diavolo è?”. E Ibra: “È Galliani del Milan, dice che non se ne va finché non firmo”. “E tu cosa farai?”. “Credo che firmerò, se no quello non se ne va davvero”».

Credits: ANSA/Alessandro Di Marco

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