Caso Cucchi, chiuso anche l’ultimo filone: verso il processo i carabinieri accusati di dire il falso durante le indagini sui depistaggi

L’udienza preliminare si svolgerà il prossimo 21 dicembre

Tre carabinieri sono accusati di aver rilasciato dichiarazioni mendaci durante le indagini e il successivo processo noto come “Cucchi Ter”, che coinvolge membri dell’Arma dei Carabinieri accusati di aver ostacolato la “nuova” inchiesta (riaperta dopo la prima) sulla morte del geometra romano Stefano Cucchi avvenuta nel 2009. Questi tre carabinieri rischiano ora di essere processati per i reati di depistaggio e falsa testimonianza, a seconda dei loro ruoli e delle accuse specifiche. Gli inquirenti di Roma hanno concluso le indagini nei confronti di tre individui: Maurizio Bertolino, all’epoca maresciallo presso la stazione di Tor Sapienza, Fortunato Prospero, all’epoca capitano e comandante della sezione infortunistica e polizia giudiziaria del nucleo Radio Mobile di Roma, e il collega di quest’ultimo Giuseppe Perri, all’epoca maresciallo. L’udienza preliminare è stata programmata per il prossimo 21 dicembre. Tra le parti lesionate figurano il Ministero della Giustizia, la sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, e il padre Giovanni, oltre ad agenti della polizia penitenziaria e al carabiniere Riccardo Casamassima, le cui dichiarazioni hanno contribuito alla riapertura delle indagini. Secondo l’accusa, i tre indagati avrebbero deliberatamente “ostacolato e deviato” le indagini rilasciando una serie di dichiarazioni false, sia durante le indagini stesse che durante il processo successivo.


Il depistaggio nel depistaggio

Due, fondamentalmente le omissioni contestate a vario titolo: da un lato avrebbero cercato di nascondere che esistevano, presso la stazione di Tor Sapienza, atti relativi a Stefano Cucchi ancora conservati (gli stessi che, una volta rintracciati, hanno permesso di capire che si era cercato di nascondere ogni prova del pestaggio avvenuto durante il foto-segnalamento del ragazzo); dall’altro avrebbero cercato di occultare che, una volta convocati in procura, si erano mossi insieme al carabiniere Luca De Cianni. De Cianni aveva raccontato a verbale che Riccardo Casamassima, il primo carabiniere ad aver parlato del pestaggio nei confronti di Cucchi, gli aveva confessato di aver inventato tutto. Al momento risulta condannato in primo grado nell’ambito della stessa vicenda per falso e calunnia.


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