La strana storia del carabiniere che spunta nell’inchiesta Cucchi per accusare i testimoni e la famiglia – Esclusiva

Nel fascicolo sul depistaggio, il verbale di un carabiniere che accusa i primi testimoni, ma poi si pente: «Mi hanno obbligato a scrivere questa annotazione»

Nella brutta vicenda della morte di Stefano Cucchi e dei depistaggi che ne sono seguiti spunta ora un nuovo personaggio, il carabiniere Luca De Cianni, accusato sia di falso sia di calunnia. Il suo verbale è parte delle 40mila pagine di atti del secondo filone di indagine, quello per depistaggio che vede indagato anche il generale Alessandro Casarsa fino a ieri ai massimi vertici dell’Arma, ed è un racconto singolare.Fatto di pesanti accuse contro i primi testimoni dell'inchiesta sulla morte del ragazzo. E quindi di un'ammissione: «I superiori mi hanno obbligato a fare queste accuse».


La strana storia del carabiniere che spunta nell'inchiesta Cucchi per accusare i testimoni e la famiglia – Esclusiva foto 4


Ansa|Riccardo Casamassima

Il verbale

Il carabiniere in questione, De Cianni, era stato sentito una prima volta a novembre scorso, giusto pochi giorni dopo il deposito del verbale di Francesco Tedesco, il militare dell'Armapresente al pestaggio di Cucchi che ha deciso di raccontare quanto dice di aver visto al pm titolare del fascicolo, Giovanni Musarò.

Prima in una annotazione e poi a verbale, De Cianni solleva un’accusa pesantissima contro Riccardo Casamassima, il primo carabiniere ad aver detto di aver saputo che Cucchi era stato pestato, il 14 maggio 2015. Bene, De Cianni, giusto due settimane dopo la deposizione di Tedesco- che chiude il cerchio rispetto al racconto di Casamassima-firma prima una relazione di pg e poi viene sentito a verbale con una sua versione dei fatti a proposito di Casamassima.

La strana storia del carabiniere che spunta nell'inchiesta Cucchi per accusare i testimoni e la famiglia – Esclusiva foto 3

Ansa|Ilaria Cucchi

Casamassima, dice De Cianni, «mentre eravamo in fila in attesa nell’infermeria della caserma, anche se non lo conoscevo, mi disse che avrebbe fatto riaprire il caso Cucchi e avrebbe fatto un casino nei confronti dell’Arma. Nel prosieguo del racconto, mentre eravamo ancora fuori in cortile, mi disse anche che era vero che i colleghi avevano preso a schiaffi Cucchi ma che non avevano fatto un “pestaggio” come invece raccontato dai mass media; poi mi raccontò anche che Cucchi quando era stato arrestato si era procurato delle lesioni sbattendo la testa a terra per dare la colpa ai colleghi dell’Arma».

«Infine – è la terza pesante accusa in poche righe – mi disse che avrebbe incontrato la sorella di Cucchialla quale in cambio di soldi avrebbe raccontato la verità dei fatti». Nel raccontare il Casamassima avrebbe fatto «un gesto eloquente con la mano per indicare la richiesta di denaro».

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Ansa|Il primo presidente della Corte d'assise del tribunale di Roma Vincenzo Capozza

La storia fa acqua in più punti, a cominciare dal perché De Cianni avrebbe ricevuto questo sfogo nel 2015 e perché l’avrebbe raccontato solo tra ottobre e novembre 2018. Quando il pm Giovanni Musarò – che lo interroga lo scorso 15 febbraio, gli fa notare che la prima volta in cui si parla di un pestaggio da parte dei carabinieri nei confronti di Cucchi è settembre 2015 e non maggio, perché la notizia del verbale di Casamassima restò segreta per un po', – De Cianni prima si confonde e poidice anche di aver messo la data del maggio 2015 a casaccio.

De Cianniafferma pure di non aver fatto un’annotazione di servizio fino al 18 ottobre 2018, perché solo il 17 gli sarebbe arrivato un video con le parole di Casamassima in una chat con altri carabinieri, e avrebbe quindi collegato il volto della persona inquadrata con quello del'uomo che tre anni prima gli aveva fatto delle confidenze sul caso Cucchi.

Il crollo

Infine, il crollo davanti al magistrato e lastrana accusa ai superiori: «Dopo aver visto il video ne ho parlato con il mio superiore, il capitano Fortunato, al quale ho espresso la volontà di non redigere alcun verbale, lui però prima mi ha consigliato di fare un’annotazione in merito e poi mi ha portato direttamente dal colonnello, Domenico Baldassarre, comandante del Norm, il quale mi ha obbligato a redigere l’annotazione che ho prodotto in via gerarchica».

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Ansa|Stefano Cucchi

Baldassarre, aggiunge, avrebbe saputo del racconto di De Cianni da un suo amico dei Cobar (livello locale della rappresentanza militare del Cocer) con cui il militare si era confidato: «Dopo essere stato sentitoin Questura, sono stato convocato nuovamente da Baldassarre, il quale voleva sapere cosa mi avevano chiesto. Gli ho detto che ero preoccupato e il colonnello ha alzato le spalle e ha detto “tu hai depositato l’annotazione e io l’ho mandata avanti” allora mi sono arrabbiato molto, nonostante avessi contro un superiore e gli ho ricordato che avevo redatto l’annotazione eseguendo un suo ordine».

Se il racconto su Casamassimafosse vero, non è chiaro perché prendersela con i superiori che l'hanno invitato a denunciare. La storia di De Cianni si chiude qui, con una pesante accusa di calunnia e falso. Ma rischia di essere indicativa del clima che si è respirato in alcuni ambienti dell’Arma nell’ultimo anno.

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