Il poliziotto che ha salvato il dottor Le Foche: «Quell’uomo voleva ucciderlo. L’ho calmato parlandogli di boxe»

Parla Manuel Basile: non ho usato le armi perché avrei messo in pericolo gli altri

Si chiama Manuel Basile, ha 39 anni ed è il poliziotto che ha salvato l’immunologo Francesco Le Foche dall’aggressione di un suo paziente. Oggi racconta in una serie di interviste come ha fermato Mauro Renato Morandi. Le Foche è stato ripetutamente colpito con una vaschetta di caramelle di vetro che teneva nel suo studio. Morandi, secondo il racconto dell’immunologo, voleva che lui curasse il suo cane, poi morto. Basile dice a Il Messaggero che «quell’uomo voleva ucciderlo». E spiega che non ha usato la forza per convincere Morandi a fermarsi. Ha semplicemente provato a distrarlo e a calmarlo in attesa dell’arrivo della volante della polizia che poi è intervenuta. Le Foche, che ha nel frattempo perdonato il suo aggressore, ha detto che senza l’intervento di Basile sarebbe morto.


Il racconto

«Ero stato a fare una visita lì vicino e stavo camminando verso Termini», ha detto Basile.«Abito a Fondi (Latina), sono un pendolare con Roma dove arrivo in treno per lavorare al Dagep, la Direzione centrale per gli affari generali e le politiche del personale. Ho sentito delle grida di terrore provenire da un androne, mi sono precipitato all’interno e davanti ai miei occhi c’era un energumeno piegato su un uomo, il medico, a terra privo di sensi. Gli prendeva la testa e gliela sbatteva con forza contro il pavimento. Intorno c’erano una donna, la segretaria e degli altri pazienti, quasi tutti anziani». A quel punto «ho pensato al modo migliore per mettere in salvo tutti quanti, le persone che erano lì e l’uomo a terra. Ho gridato con tutta la voce che avevo in gola “Ma che cavolo fai?”. Lui si è girato verso di me, mi ha guardato e allora io ho iniziato a parlare».


Il cane

A quel punto, racconta Basile, «gli dicevo: “Ma ti rendi conto, perché lo hai fatto?”. E quello farfugliava qualcosa, a proposito di una visita che non era andata come pensava o qualcosa del genere, ma blaterava anche cose senza senso». Il poliziotto dice che Morandi non gli ha fatto accenni al cane che voleva fosse curato da Le Foche e che nel frattempo è morto. «Gli ho chiesto quale attività facesse e lui ha iniziato a parlarmi della boxe, di un incontro importante che aveva vinto quando era più ragazzo. Nel frattempo era stato chiamato il 112». Quando è arrivata la polizia si è agitato di nuovo: «Ha detto “adesso torno dentro e finisco”». Ma nel frattempo l’ambulanza aveva già portato via il professore. Che lo ha ringraziato successivamente per l’intervento. Infine, Basile spiega perché non ha usato un’arma: «Avrei compromesso la situazione, mettendo in pericolo gli altri. La mia indole mansueta, poi, mi ha permesso di tranquillizzarlo».

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