Il ritorno a casa di Stefano Tacconi dopo la malattia: «Adesso cucino io»

Ha lasciato la Casa della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. È molto devoto a Padre Pio

Anche il percorso di riabilitazione è finito. Dopo le dimissioni, l’ex portiere della Juventus Stefano Tacconi è tornato a casa definitivamente sabato scorso. Dall’ospedale di Alessandria era già uscito a marzo, dopo un anno di ricovero in seguito all’emorragia cerebrale che lo aveva colpito nell’aprile 2022. Sabato 28 ottobre ha invece lasciato l’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Dove era stato ricoverato il 21 giugno per proseguire la riabilitazione. È tornato nella sua casa a Milano: «Adesso finalmente cucino io. Così mangiate qualcosa di buono», ha promesso alla moglie Laura e ai figli Andrea, Virginia, Alberto e Vittoria. «Ha cucinato orecchiette alle cime di rapa, gliele avevano regalate in Puglia prima di partire», racconta al Corriere della Sera il figlio maggiore Andrea.


Le orecchiette alle cime di rapa

«Ha cucinato orecchiette alle cime di rapa, gliele avevano regalate in Puglia prima di partire», racconta al Corriere della Sera il figlio maggiore Andrea. «Il frigo è tutto rotto, lo dobbiamo sistemare», ha detto quando è entrato in cucina. «Fa un effetto strano guardare fuori, vedere magicamente delle case nuove», ha poi detto affacciandosi al balcone, dove prima c’erano solo cantieri. Dovrà ancora andare in una struttura nel Milanese almeno un paio di ore alla settimana. Si muove ancora su una sedie a rotelle, ma utilizza sempre di più le stampelle. Un progresso lento ma costante, dopo quel malore che l’ha colpito la mattina del 23 aprile dell’anno scorso. La sera prima era ad Asti per un evento. La mattina aveva mal di testa. Poi il crollo. Il ricovero per due mesi le operazioni, la riabilitazione. Poi il viaggio fino a San Giovanni Rotondo.


Padre Pio

Tacconi è devoto di Padre Pio. La moglie Laura ne ha parlato su Facebook: «La fede, sentirlo sempre vicino e sentire sempre dei segnali forti, è stato per noi davvero importantissimo. A San Giovanni abbiamo trovato veramente un mondo di emozioni, di aiuto, di forza da parte dei dottori con la scienza, da parte della fede con Padre Pio, di cui come sapete siamo molto devoti. Torniamo a Milano con tutto questo nel cuore. Torniamo a casa diversi. È stato un percorso che ci ha cambiato in un modo indelebile». Ha una società che commercializza vini Nebbiolo e Barbera con l’etichetta Junus. Ora vuole ricominciare a lavorare: «Quando organizziamo il prossimo evento?».

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