Ma che fine ha fatto Elena Basile?

Secondo la diplomatica i giornalisti tv si sono chiusi a riccio: così ha trovato casa su un noto canale YouTube

I più la avevano conosciuta nella lite con Aldo Cazzullo (sbottato sulla frase «pochissimi ostaggi americani di Hamas sono una brutta notizia») a Otto e mezzo, da Lilli Gruber, o per l’abbandono dello studio di Piazzapulita davanti a Corrado Formigli. Ora Elena Basile, ministra plenipotenziaria (non ambasciatrice, definirla tale sarebbe inesatto), anzi, ancora meglio, diplomatica oramai in pensione, sembra scomparsa dal piccolo schermo. Durante la piena esplosione mediatica del conflitto russo ucraino, con lo pseudonimo di Ipazia Basile, aveva firmato una serie di articoli sul Fatto Quotidiano, diventando cara a chi ama le posizioni orsiniane. Ma dopo la fulminea carriera nei salotti televisivi, culminata dopo gli attacchi del 7 ottobre di Hamas contro Israele, Basile si è ritirata su altri canali. Lo racconta lei stessa, il 24 ottobre, su X. «Ai tanti che mi chiedono di un ritorno in TV: ho osato criticare un conduttore. La casta dei giornalisti si richiude a riccio Neanche Bianca Berlinguer o Lilli Gruber si rivoltano contro regole da corporazione? Che tristezza. E il diritto a una giusta informazione?», ha scritto, postando un suo articolo dove parla di strategia «dell’hybris occidentale basata sul mito dello sceriffo che porta il bene nel mondo». Basile scrive, ancora, ma in schermo compare in un solo posto: il canale YouTube di Alessandro Di Battista. “Zero diplomazia, solo stragi” è l’ultimo suo intervento sullo spazio dell’ex parlamentare 5 stelle. Assenza di contradditorio, of course, dove Dibba arriva perfino a esaltare i politici dei bei tempi andati. «Craxi da presidente del Consiglio, Andreotti da ministro degli esteri, Berlinguer da leader del principale partito di opposizione avevano un dialogo strettissimo, si telefonavano con il leader dell’organizzazione per la Liberazione della Palestina Arafat che in quel momento era considerato un terrorista», spiega l’ex deputato davanti a una sorridente Basile.


Basile, Dibba e i salotti televisivi

Dialogare con Hamas? Il problema per i due sembrerebbe ancora più basico: dialogare nei talk show. Perché nelle «arene», come le definisce Di Battista, «non si può ragionare». «Quando io vado – dice Dibba – cerco di dire la mia ma mi trovo davanti interlocutori che non sanno niente e mi rispondono soltanto: “Allora stai con il terrorismo o con la democrazia?”». Basile capisce e replica: «La trasmissione in cui ho rotto il protocollo diplomatico è stata una trasmissione in cui mi sono sentita presa in giro, con un conduttore onnipotente. Avendo questo carattere con cui sono riuscita a sopravvivere in diplomazia, di fronte alla arroganza io rispondo. L’ho fatto per non dare una compiacenza al potere. La classe di giornalisti si è richiusa a riccio, ma va bene così. Ci sono altre possibilità di far sentire la propria voce». Ora la si può sentire nello spazio dell’ex parlamentare romano, già noto per le sue posizioni nel conflitto tra Hamas e Israele. «Io – aggiunge Basile in chiusura della puntata – non ho una struttura alle spalle, sono un dinosauro informatico. Eppure tanta gente, per i pochi interventi fatti, mi ha dato sostegno sui social. Questa è stata la testimonianza che esiste un dissenso della società civile e che non trova più espressione». La gente, definita «paese reale», che «nei bar capisce subito che quello che accade in Ucraina non è per difendere la democrazia». Pubblico per la Basile, persone che, a detta della diplomatica non credono al «vangelo suprematista dell’occidente che si batte solo per il bene». Poi arrivano i saluti, il lancio dell’ultimo romanzo scritto (che parla di un ambasciatore in Africa) e un appuntamento a Bruxelles, dove in una libreria l’ex ministra plenipotenziaria aspetterà i suoi numerosi followers per discutere di media e politica internazionale. Senza conduttori onnipotenti o giornalisti ricci.


Leggi anche: