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«Il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato sulla Terra»: la previsione di Copernicus

08 Novembre 2023 - 07:16 Gianluca Brambilla
Il report del programma Ue di osservazione satellitare: «Negli ultimi mesi tutti i record di temperatura sono stati frantumati»

Mancano quasi due mesi alla fine dell’anno ma possiamo già affermare con una certa sicurezza che il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato. A dirlo sono i dati di Copernicus, il programma dell’Unione Europea di osservazione satellitare della Terra, che per le sue analisi utilizza miliardi di rilevazioni provenienti da satelliti, navi, aerei e stazioni meteorologiche. L’ultimo bollettino mostra che ottobre 2023 è stato il più caldo mai registrato a livello globale, con una temperatura media di 15,3°C, 0,85°C al di sopra della media degli ultimi trent’anni. E se sommiamo a questo dato le temperature dei mesi precedenti e le previsioni per novembre e dicembre, tutto sembra indicare che il 2023 stabilirà un nuovo record. «Ottobre 2023 ha visto eccezionali anomalie, dopo quattro mesi in cui i record globali di temperatura sono stati frantumati», osserva Samantah Burgess, vicedirettrice del servizio di Copernicus dedicato ai cambiamenti climatici. «Possiamo dire quasi con certezza – aggiunge – che il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato».

COPERNICUS | Anomalie della temperatura media globale, relative al periodo 1991-2020, per ciascun ottobre dal 1940 al 2023

I record infranti nel 2023

Prendendo in considerazione i primi dieci mesi dell’anno, da gennaio a ottobre, la temperatura media globale per il 2023 è stata di 1,43°C superiore alla media preindustriale, ovvero al periodo compreso tra il 1850 e il 1900. Si tratta di un dato superiore anche rispetto ai primi dieci mesi del 2016, che ad oggi detiene ancora il record di anno più caldo mai registrato. A preoccupare gli esperti è il fatto che gli Accordi di Parigi, firmati appena otto anni fa, rischino di risultare già obsoleti. In quell’occasione, infatti, i leader politici di tutto il mondo si sono impegnati a mantenere l’aumento delle temperature globali in questo secolo «ben al di sotto» dei 2°C e di fare il possibile per non superare la soglia di 1,5°C. Un limite che secondo gli esperti è essenziale non superare se vogliamo evitare le conseguenze peggiori dei cambiamenti climatici. È passato meno di un decennio dalla firma dell’accordo e quella soglia è stata oltrepassata già più volte. Soltanto nei primi mesi del 2023, il mondo ha registrato circa 75 giorni al di sopra del limite di 1,5°C.

Il «senso d’urgenza» in vista di Cop28

La principale causa di questa situazione è ovviamente il riscaldamento globale causato dall’uomo. Questa volta però, come già avvenuto nel 2016, c’è un altro fattore che ha contribuito a peggiorare ulteriormente le cose. Si tratta di El Niño, un fenomeno climatico che si verifica in media ogni cinque anni e provoca un forte riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico e, di conseguenza, di tutto il pianeta. La scorsa estate, diverse zone del mondo hanno dovuto fare i conti con temperature mai viste prima. Una situazione che non ha risparmiato nemmeno l’Europa, alle prese con quella che proprio Copernicus ha definito «l’estate più calda di sempre». La rapida sequenza di record di temperature non fa che aumentare la pressione sui negoziati per il clima. L’allarme di Copernicus arriva infatti a poche settimane dall’inizio di Cop28, la riunione annuale in cui i Paesi Onu discutono di tutte le politiche necessarie per affrontare la crisi climatica. Quest’anno la conferenza si terrà a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, e secondo Samantah Burgess «il senso di urgenza per un’azione ambiziosa non è mai stato così forte». Se non altro per il fatto che le conseguenze dei cambiamenti climatici sono ormai sotto gli occhi di tutti. E i record infranti anno dopo anno sono lì a ricordarcelo.

Credits foto: EPA | Un pompiere alle prese con un incendio vicino ad Alberta, in Canada (8 giugno 2023)

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