Migliaia di scosse al giorno da fine ottobre non danno tregua alla popolazione islandese che vive nella penisola di Reykjanes, nella zona sud-occidentale dell’isola. E ora, avvertono le autorità, c’è il forte rischio che entro pochi giorni ci sia un’eruzione vulcanica. Per questo è stato dichiarato lo stato di emergenza: «Il capo della polizia nazionale dichiara lo stato di emergenza per la tutela della popolazione civile a causa delle intense attività del sottosuolo a Sundhnjukagigar, a nord di Grindavik», si legge in una nota diffusa dal Dipartimento che si occupa della gestione delle emergenze. Secondo i dati preliminari la scossa più forte sarebbe stata registrata con una magnitudo di 5.2, una strada è stata danneggiata e chiusa e più di un tremore della terra è stato avvertito anche nella capitale Reykjavik, a 40 chilometri di distanza. Ma sono circa 24mila le scosse di terremoto del denso sciame sismico che sta facendo tremare la penisola da fine ottobre, più di 1.400 solo venerdì 10 novembre. L’Ufficio meteorologico islandese (Imo) ha segnalato la presenza di un accumulo di magma a 5 chilometri di profondità. «Lo scenario più probabile è che ci vorranno diversi giorni anziché ore affinché il magma raggiunga la superficie», ha scritto il dipartimento in un documento citato dal Guardian, «se dovesse apparire una fessura nel punto in cui l’attività sismica è attualmente al suo massimo, la lava scorrerebbe verso sud-est e verso ovest, ma non verso Grindavik». Nella stessa penisola di Reykjanes si sono recentemente registrate tre eruzioni: nel marzo 2021, nell’agosto 2022 e nel luglio 2023.
Foto di copertina: EPA/ANTON BRINK | L’attività del monte Litli-Hrutur a Reykjanes, 13 luglio 2023
November 10, 2023
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