Emanuela Perinetti, morta di anoressia a 34 anni. La disperazione del padre: «Perché lasciarsi morire così?»

Giorgio Perinetti, storico direttore sportivo italiano, parla con la «Gazzetta dello Sport» della morte della figlia. Oggi i funerali alla Basilica di Sant’Eustorgio

A metà novembre lo avevano chiamato da Milano: sua figlia era caduta in casa ed era stata ricoverata. Giorgio Perinetti, ex direttore sportivo di Roma, Napoli, Siena e Palermo, era salito sul treno e aveva raggiunto Emanuela. «Da tempo stava lottando contro l’anoressia», racconta La Gazzetta dello Sport, «si preoccupava per me, e mi diceva che tutto andava bene. I professionisti che la seguivano le piacevano, ma forse lo diceva solo per tranquillizzarmi, perché quello preoccupato ero io». Dopo esserle stato accanto alcuni giorni e aver organizzato le cure, era quindi tornato ad Avellino, dove lavora come ds. Con la promessa di risalire venerdì per fare il punto con i medici. Ma era già troppo tardi. Emanuela Perinetti, 34 anni, manager brillante e una passione per lo sport condivisa con il padre fin dall’infanzia, è morta mercoledì 29 novembre. Oltre al dolore, fortissimo, dei parenti e dei conoscenti, è l’incredulità il sentimento più comune tra chi ha condiviso con lei il percorso e le è stata accanto. Incredulità perché è difficile immaginare che una persona giovane e di successo possa essere consumata da una patologia così infida come un disturbo alimentare. «Non riusciamo a capire perché si sia lasciata spegnere così», ha detto Perinetti padre oggi. Quando è arrivato in ospedale al Fatebenfratelli ha trovato e abbracciato la figlia minore, Chiara: la moglie di Giorgio e mamma di Emanuela e Chiara, Daniela, è morta di tumore al seno nel 2015.


Chi era Emanuela Perinetti

Emanuela Perinetti si occupava di marketing applicato allo Sport, in cui si era specializzata dopo la laurea a in Innovation Management alla Luiss di Roma e un master di un anno a Seul. Era stata general manager della Sport Business Unit di Sports Dots e co-founder di Cucu Sports e Stadeo. Nel 2018 era stata segnalata come una delle 150 donne più influenti nel mondo del digital italiano, coinvolgeva atleti di fama mondiale in eventi e iniziative e collaborava con le aziende per realizzare progetti e lanciare start-up. «Amava il suo lavoro, era felice», prova a fare ordine il padre, «le avevo detto di una promessa fatta alla mamma per vederla guarire e lei mi diceva che ce l’avrebbe fatta. L’altro giorno, quando mi ha detto che aveva “parlato” con lei, ho capito che non c’era più nulla da fare. E da allora mi chiedo come sia possibile spegnersi così, senza nessun problema economico, professionale o sentimentale». Ma Perinetti ha voluto anche ricordare come è nata quella passione per lo sport, il calcio soprattutto ma non solo, già piccolissima con il padre che all’epoca era direttore sportivo della Roma: «Da bambina mi aspettava dopo le partite, con gli occhi imploranti. Io dicevo: “Torni a casa con la mamma oppure vieni col papà in pullman fino a Trigoria?” Risposta scontata, veniva con noi e stava sulle ginocchia di Aldair e gli altri a giocare». Una passione che è poi cresciuta e aumentata anche negli anni a Torino, sponda juventina, e che poi è maturata quando Emanuela ha deciso di farne una professione. I funerali della giovane si svolgeranno venerdì 1 dicembre, alle 14.45, alla Basilica di Sant’Eustorgio di Milano.


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