Fedez a muso duro contro gli hater dopo gli insulti al figlio Leone: «Vi aspetto sotto casa, conigli infami» – Il video

Il bambino di 5 anni è stato preso di mira sui social dopo essere entrato in campo per accompagnare il Milan prima del calcio d’inizio: il rapper ha sporto querela per individuare gli autori delle minacce

«Cari amici del Twitter calcio, lo so che vi state crogiolando perché pensate: “Ho augurato un tumore a un bambino di 5 anni, non possono farmi niente perché non costituisce reato”. Tranquilli, a me interessa solo sapere chi siete, il vostro nome e cognome». Dopo l’apparizione di Leone, il figlio di Fedez, a San Siro prima del calcio d’inizio di Milan-Frosinone, sui social si sono moltiplicati gli insulti e le frasi violente contro il bambino. Il rapper ha prima presentato denuncia, poi è tornato sui social per spiegare quali sono le sue intenzioni: stanare gli hater che hanno minacciato il figlio dietro un profilo falso. «Voi sapete chi sono, dove abito, sapete tutto di me, io non mi nascondo dietro un nickname, mi assumo le responsabilità di quello che faccio. Voi no. Ed è giunta l’ora che diventi così anche per voi», continua il suo sfogo Fedez, «credete che non ci riesca? Ve lo giuro sulle cose che ho più care nella mia vita: vi spacco il c**o, ve lo spacco quel c**o di me**a. Conigli infami che non siete altro. A presto». Poi l’invito a mostrarsi, bypassare le lungaggini della denuncia e avere un faccia a faccia: «Venite sotto casa mia e venite ad augurare la morte di mio figlio. Mi vedete allo stadio? Augurate un cancro a mio figlio. Volete sparare a mio figlio? Ditemelo in faccia, fate le cose da uomini quali siete. Acceleriamo i tempi, io sono qua». Fedez risponde anche a chi per difendersi gli rimprovera le risate quando al podcast Muschio Selvaggio parlò del rapimento di Emanuela Orlandi: «Io ci metto la faccia, ho chiesto scusa e ho cercato di rimediare. Io pago le conseguenze di quello che dico e quello che faccio. Voi no, ed è giusto che anche voi iniziate a farlo. Esattamente come me. A quel punto saremo sullo stesso piano».


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