L’uccisione dell’alto dirigente di Hamas, Saleh Al-Arouri, avvenuta ieri a Beirut è «una palese aggressione israeliana». Ad affermarlo è il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, nel corso di un discorso dove ha porto le sue condoglianze al capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e al popolo palestinese in occasione del discorso per l’anniversario della morte di Soleimani. Le parole del leader sono riportate da Al Jazeera. Con l’uccisione a Beirut del vice-capo di Hamas assieme ad altri cinque alti esponenti della milizia, il rischio di un’escalation nella regione si fa sempre più probabile. L’attacco di ieri a Saleh al Arouri è stato attribuito a Israele, che dal 7 ottobre scorso ha più volte assicurato di voler andare alla caccia dei leader del partito-milizia ovunque essi si trovassero. E nella capitale libanese c’è chi sostiene che qualche spia, infiltrata nel servizio d’ordine di Hezbollah, sia riuscita a informare il Mossad israeliano dell’ultima posizione di Arouri. Stando alle fonti d’intelligence del Paese dei Cedri, il numero due di Hamas si era recato nella palazzina nel quartiere di Dahiyeh, dove è avvenuto il raid, per partecipare a una riunione segreta con gli altri vertici dell’organizzazione terroristica in Libano. La sua uccisione ha spinto l’Egitto, riferiscono fonti egiziane alla tv israeliana Kan, a congelare definitivamente il suo ruolo di mediatore tra Tel Aviv e Hamas nei negoziati sugli ostaggi. Intanto sale il bilancio per l’attentato in cui sono morte almeno 103 persone, vicino la tomba del generale Qassem Soleimani, oggi in Iran. Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha condannato le due esplosioni: «Indubbiamente, gli autori… di questo atto vigliacco saranno presto identificati e puniti per il loro atto atroce dalle capaci forze dell’ordine e di sicurezza. I nemici della nazione dovrebbero sapere che tali azioni non potranno mai turbare la solida determinazione della nazione iraniana».
Mossad: «Chi ha preso parte all’attacco del 7 ottobre morirà»
Il capo del Mossad, David Barnea, ha affermato che Israele è «determinato a eliminare tutti i responsabili dell’attacco del 7 ottobre». «Oggi siamo nel pieno di una guerra – ha detto Barnea -. Il Mossad oggi, come 50 anni fa, ha il dovere di fare pagare un prezzo agli assassini che il 7 ottobre hanno fatto irruzione nelle nostre località a ridosso di Gaza, a quanti hanno fatto i progetti e a quanti li hanno mandati all’attacco. Occorrerà tempo – continua -, come dopo la strage di Monaco (quando Israele «diede una caccia lunga e serrata» ai responsabili della strage alle Olimpiadi in cui 11 atleti israeliani furono uccisi da un commando palestinese di Settembre Nero, ndr) li raggiungeremo ovunque siano al mondo». E poi ancora: «Sappia ogni madre araba il cui figlio abbia partecipato direttamente o indirettamente alla strage del 7 ottobre – ha avvertito – che tutti pagheranno con la vita».
Unifil: «Preoccupati per qualsiasi potenziale escalation»
Da più parti arriva l’appello a evitare un allargamento del conflitto. Un portavoce della forza di pace delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) ha fatto sapere a Reuters di essere «profondamente preoccupato per qualsiasi potenziale escalation che potrebbe avere conseguenze devastanti per le persone su entrambi i lati della linea blu. Continuiamo a chiedere a tutte le parti di cessare il fuoco e tutti gli attori influenti di sollecitare moderazione». La linea blu, creata nel 1978 dopo il ritiro di Tel Aviv, è il confine tracciato dalle Nazione Unite che separa il Libano dal Nord di Israele. Anche il presidente francese, Emmanuel Macron, in una telefonata con il ministro israeliano Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra, ha inviato lo Stato ebraico a «evitare qualsiasi atteggiamento di escalation, soprattutto in Libano»: lo ha reso noto l’Eliseo.
Saleh al Arouri, l’anello di congiunzione
Saleh al-Arouri, 58 anni, originario della Cisgiordania e fondatore delle Brigate Izz ad Din al Qassam, braccio armata di Hamas, era l’anello di congiunzione tra il partito-milizia a Gaza e i suoi alleati regionali: Hezbollah e Iran prima di tutto. Ma a partire dal 2021, al-Arouri era diventato una figura chiave nelle relazioni con la Cisgiordania governata dal partito palestinese Fatah. Il vice-capo di Hamas, risiedeva dal 2018 a Beirut ed era l’uomo di riferimento di Hasan Nasrallah, il segretario del gruppo armato sciita libanese. Sulla sua testa pendeva inoltre una taglia, voluta dagli Stati Uniti che lo ha inserito nella lista dei «terroristi su scala globale», di cinque milioni di dollari. Dopo oltre 15 anni nelle carceri israeliane, al-Arouri venne espulso dallo Stato ebraico e portato in Siria, sotto il controllo del presidente Bashar al Assad, alleato dell’Iran e degli Hezbollah. Ma la guerra civile siriana nel 2012 aveva costretto tutta la dirigenza di Hamas a lasciare Damasco. Dopo un periodo in Turchia, casa della Fratellanza musulmana globale, al-Arouri si era trasferito definitamente in Libano nel 2018.
Hamas identifica i 6 palestinesi uccisi nell’attacco a Beirut
Hamas ha identificato – scrive Al Jazeera – i sei palestinesi uccisi ieri nell’attacco a Beirut il numero due del partito-milizia. Si tratta di Samir Effendi (il cui soprannome è Abu Amer): era ritenuto capo della divisione tecnologica dell’organizzazione terroristica in Libano e responsabile dell’azione militare di Hamas nel sud del Paese, come riferisce Ynet. Azzam al-Aqra, delle Brigate Qassam, ritenuto da Israele come l’organizzatore in Libano degli attacchi terroristici allo Stato ebraico. Gli uccisi sono Muhammed Shahin, Muhammad al Rayes, Muhammad Bashasha, membri del gruppo armato Al Jamaa al-Islamyia, che opera tra Libano e Siria ai confini con Israele. L’ultimo è Ahmed Hammoud, membro di Hamas.
Iran: «Processeremo chi ha ucciso Soleimani, Israele coinvolto»
E mentre avanza l’ipotesi del rischio di un’escalation regionale del conflitto in Medio Oriente, l’Iran ha fatto sapere di avere «il legittimo diritto di perseguire a livello legale i responsabili della morte di Qassem Soleimani», ovvero il capo delle forze Qods delle Guardie della Rivoluzione iraniana, ucciso il 3 gennaio del 2020 in Iraq in un’operazione degli Stati Uniti. Lo ha reso noto l’ambasciatore di Teheran alle Nazioni Unite in una lettera indirizzata al Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. «La Repubblica islamica dell’Iran mantiene il suo legittimo diritto, in base al diritto internazionale, di portare avanti procedimenti legali mirati a ritenere responsabili dal punto di vista della giustizia gli autori, gli organizzatori e gli sponsor di questo riprovevole atto di terrorismo», afferma Iravani nella missiva, come riporta Irna. «Il maggior generale Qassem Soleimani è stato intenzionalmente assassinato dalle forze degli Stati Uniti il 3 gennaio del 2020 mentre si trovava in Iraq su richiesta formale da parte del governo iracheno». L’operazione «è stata condotta – continua – in seguito ad un ordine diretto dell’allora presidente degli Stati Uniti», Donald Trump, e che gli Usa in questo modo hanno violato i loro obblighi legali a livello internazionale. Per Teheran anche Israele sarebbe coinvolta nell’operazione: «Il regime di Israele – scrive l’ambasciatore – è stato implicato in questo grave crimine», conclude il funzionario della Repubblica islamica, parlando di un ruolo dei servizi di intelligence di Tel Aviv. Sale intanto il bilancio dei morti dopo le due esplosioni che si sono verificate sulla strada che porta al cimitero dei martiri di Kerman in Iran, dove si trova la tomba di Soleimani.
Houthi rivendicano attacco a un cargo diretto in Israele
Nel frattempo, il portavoce militare del gruppo Houthi dello Yemen, sostenuti dall’Iran, ha affermato che l’organizzazione ha «preso di mira la nave portacontainer Cma Cgm Tage diretta in Israele», riferisce il Guardian. «Qualsiasi attacco degli Usa – ha aggiunto Yahya Sarea – non passerà senza una risposta o una punizione». Nella notte l’agenzia per le operazioni commerciali marittime del Regno Unito (Ukmto) ha inoltre reso noto che sono state segnalate 3 esplosioni vicino a una nave mercantile nello stretto di Bab el-Mandeb.
Foto copertina: ANSA/ABBAS SALMAN | La palazzina nel quartiere di Dahiyeh dove è stato ucciso il numero due di Hamas
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