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«Ladri di contenuti». Via negli Usa alla class action degli autori contro OpenAI: 150mila dollari di danni per ogni libro «rubato»

06 Gennaio 2024 - 18:47 Redazione
La causa presentata da Nicholas Gage e Nicholas Basbane dopo quella miliardaria presentata a fine 2023 dal New York Times

Il 2023 si era chiuso con una brutta notizia per OpenAI, il 2024 sembra aprirsi sulla stessa traccia. Due saggisti americani hanno infatti fatto causa all’azienda-madre di ChatGPT e a Microsoft, il principale investitore che le sta dietro, per violazione della legge sul diritto d’autore. Nicholas Basbanes e Nicholas Gage hanno presentato la causa venerdì 5 gennaio al tribunale federale di Manhattan, riporta Cnbc, e chiedono 150mila di dollari di danni per ogni opera di cui il software avrebbe violato i diritti. OpenAI ha «semplicemente rubato» i loro lavori per darli in posto al machine learning che spinge l’evoluzione di ChatGPT, sostengono Gage e Basbanes. L’iniziativa legale potrebbe fare molto male alle due aziende Usa, perché gli avvocati hanno spiegato di intenderla come la mossa d’apertura di una class action – una causa collettiva – cui potrebbero unirsi tutti gli autori di “non-fiction” che si ritengano danneggiati dalle azioni di OpenAI. La logica con cui viene allenato e fatto crescere il chatbot di intelligenza artificiale generativa implica che le due società che le stanno dietro «non hanno nulla di diverso da un ladro comune», si legge nel testo della causa. A fine dicembre del 2023, il New York Times ha citato in giudizio con motivazioni del tutto simili Microsoft e OpenAI, chiedendo loro, dopo il fallimento dei contatti extragiudiziali per trovare un accordo sull’utilizzo dei contenuti del quotidiano, di rifondere danni per miliardi di dollari. Mentre lo scorso settembre era stato un gruppo di noti romanzieri americani, tra cui Jonathan Franzen e Michael Connelly, a far causa al gruppo guidato da Sam Altman, anche in quel caso nel tentativo di dare avvio a una class action per conto degli autori americani di “fiction”. Né Microsoft né OpenAI hanno per il momento reagito ufficialmente alla nuova iniziativa legale.

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