Carlo Petrini e la carne coltivata: «Ogni anno si uccidono 77 miliardi di animali, gli attuali consumi sono insostenibili»

Il gastronomo: ci vuole un cambio di abitudini alimentari

Il gastronomo e scrittore Carlo Petrini in un op-ed su La Stampa oggi difende la carne coltivata. Spiegando che può «salvare il pianeta». «Ogni anno nel mondo vengono uccisi 77 miliardi di animali, la maggior parte dei quali hanno trascorso la vita in spazi angusti, alimentati esclusivamente con mangimi e insilati, e con l’unico scopo di diventare carne da macello», spiega. E questo a causa «dell’insostenibilità degli attuali consumi di carne, resi possibili da un modello di allevamento intensivo altrettanto insostenibile».


In più, «l’attuale industria zootecnica da sola è responsabile del 15% delle emissioni totali di gas serra. Contribuisce alla perdita di biodiversità avendo ridotto all’osso le razze allevate selezionando quelle più produttive (oltre a distruggere migliaia di ettari di foresta per fare posto a monocolture di soia e mais ogm)». Per questo, sostiene Petrini, una bistecca prodotta in laboratorio è «più umana dell’uccisione di miliardi di animali». Mentre bisognerebbe «educare e informare i cittadini a scegliere in maniera più consapevole le proteine da portare in tavola. È necessario un cambio di abitudini che si esplica anche in un minor consumo di carne, di migliore qualità e diversità (di specie, tagli, preparazioni), e in un maggior apporto di proteine vegetali».


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