Lavoro, 1,4 milioni di assunzioni nel primo trimestre 2024: quali sono i settori dove mancano più addetti

Le imprese segnalano difficoltà nel reperire i candidati giusti. Nelle scienze della vita il mismatch più alto tra domanda e offerta

Operai specializzati, laureati in scienze della vita, intonacatori e non solo. In Italia le imprese fanno sempre più fatica a trovare personale. A rivelarlo è l’ultima indagine Unioncamere/Anpal, secondo cui su 508mila assunzioni programmate dalle aziende nel 2023, ben 250mila – quasi una su due – scontavano l’assenza di candidati oppure una preparazione insufficiente. Questo significa, in termini percentuali, che le imprese hanno faticato a trovare personale nel 45,1% dei casi. Una percentuale che sale al 58,4% nell’industria metallurgica, al 57,1% nelle costruzioni e al 57% nel comparto del legno e del mobile. Il divario maggiore tra domanda e offerta di lavoro si registra soprattutto al Nord, in particolare in Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Umbria e Marche.


I settori con più mismatch

Stando ai calcoli più recenti, nei primi tre mesi del 2024 ci sarà bisogno complessivamente di 1.376.120 lavoratori, di cui 446mila nell’industria e 930mila nei servizi. Per il secondario, sono soprattutto la metallurgia e il settore delle costruzioni a trainare la richiesta di manodopera. Nel terziario, invece, si cerca personale nel commercio, nel turismo, nei servizi per le imprese e nei servizi alla persona. Il settore dove le aziende segnalano più difficoltà nella ricerca di personale è quello delle scienze della vita. Qui il 91,4% dei nuovi addetti risulta di difficile reperimento. Seguono gli operai addetti a macchinari dell’industria tessile e delle confezioni (72,8%), fonditori, saldatori e montatori meccanici (72,6%), operai specializzati nelle rifiniture delle costruzioni (71,8%) e tecnici della gestione dei processi produttivi (70,6%).


A caccia di personale

A inizio 2024 sono diversi i settori che segnalano la necessità di avere a disposizione nuovo personale. Secondo l’Ance, i nuovi investimenti legati al Pnrr richiedono l’aggiunta di 65mila addetti. In Agricoltura, le stime di Coldiretti dicono che c’è bisogno di circa 80-100mila lavoratori. Marina Lalli, presidente di Federturismo, spiega al Sole 24 Ore che «il problema del reclutamento del personale permane, soprattutto per i contratti stagionali». Poi c’è il settore dei trasporti. In particolare, quello degli autobus, dove le associazioni di categoria segnalano una carenza nazionale di oltre 8mila autisti. A rivelare la scarsità di mandopera contribuisce anche un altro dato: le richieste di lavoratori extra europei arrivata dalle imprese con i click day dello scorso dicembre. Stando ai dati forniti dal ministero dell’Interno al Sole 24 Ore, le domande presentate sono state oltre 600mila per un totale di 136mila posti di lavoro da riempire.

Perché le imprese non trovano lavoratori

Tra i fattori che determinano la difficoltà delle imprese a trovare personale c’è sicuramente la mancanza di competenze necessarie tra gli addetti. Ma non è l’unico elemento da tenere in considerazione. Secondo uno studio sul «senso del lavoro» pubblicato dal Censis nei giorni scorsi, oltre tre italiani su quattro (il 76,1%) concordano sul fatto che in Italia il lavoro c’è, ma è poco qualificato e sottopagato. Tra i giovani questa percentuale è ancora più alta. Lo studio segnala che tra le nuove generazioni (ma non solo) è cambiato il modo in cui ci si rapporta al mondo del lavoro, al punto che per l’80% degli italiani il lavoro rappresenta un fattore che in passato ha portato a trascurare gli interessi personali o il proprio benessere fisico e mentale.

Foto di copertina: ANSA/Luca Zennaro | La fabbrica ex Ilva a Genova Cornigliano (24 gennaio 2024)

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