Salvini fa visita al pastificio Rummo. Il titolare: «Ho letto di boicottaggi ma non temo nulla, continueranno a comprarci»

«Cosa avrei dovuto fare? Negare una visita al vicepremier?», si difende Cosimo Rummo dopo la pioggia di polemiche ricevute

Non è passata inosservata la visita del vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini al pastificio “Rummo” di Benevento. Sui social in molti hanno iniziato a chiedere di boicottare il marchio provocando una vera e propria polarizzazione tra chi si dice a favore dell’azione e chi invece si posiziona contrario. Non manca, però, chi si dice lontano anni luce dal centrodestra, ma non riesce a non dare priorità alla fidelizzazione per il marchio campano: «Rummo è la mia pasta preferita, può andarci anche Belzebù nella loro azienda ma la comprerò sempre», scrive qualche utente. Sulle polemiche in corso, che per giorni hanno travolto Twitter con commenti a riguardo, ora decide di intervenire anche Cosimo Rummo in persona, imprenditore del pastificio e titolare dell’omonimo stabilimento, per tentare di porre fine alla questione. «È una vicenda che si commenta da sola e voglio chiuderla qua», premette. Ci tiene poi a difendersi dalle critiche ricevute prendendo posizione.


«Cosa avrei dovuto fare? Negare una visita al vicepremier?»

«Non sono abituato a chiedere la tessera di partito a nessuno quando entra a casa mia. Le aziende hanno un valore sociale e la mia impresa lavora in tutto il mondo. Non ho nulla da aggiungere e da temere perché le persone capiscono benissimo e continueranno a comprare la nostra pasta», dichiara l’imprenditore. In merito, invece, a come sia stata organizzata la visita di Salvini spiega di aver ricevuto una telefonata da Roma in cui gli veniva chiesta la disponibilità per far visitare l’azienda al vicepremier, il quale sarebbe capitato a Benevento per un incontro sulla sicurezza stradale. «Cosa avrei dovuto fare? Negare una visita al vice premier? Non l’ho mai fatto», commenta Rummo senza giri di parole. «Nella mia azienda sono venuti nel 2017 il premier dell’epoca Paolo Gentiloni, l’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando e la ex segretaria della Cgil Susanna Camusso, quest’ultima per ben due volte», conclude.


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