La storia di Matteo: dopo aver scoperto il cancro conservò i gameti. Ora che è morto la famiglia e la fidanzata li rivogliono, ma l’Asl non cede

Nel 2021 il tribunale di Firenze negò la possibilità di una fecondazione post mortem

Dopo aver scoperto di avere un cancro, Matteo aveva congelato i suoi gameti e in un testamento olografo aveva dichiarato di volerli lasciare in eredità alla famiglia. Ora, in seguito alla sua morte, i familiari e la sua fidanzata vogliono entrare in possesso dei gameti, ma l’Asl di Careggi (Firenze) glielo nega. Ci sono, infatti, una serie di controversie legali riguardo alla consegna dei campioni. Nel 2021 il Tribunale di Firenze dichiarò che «la sottoscrizione, da parte del depositante (Matteo, ndr), del modulo del consenso informato, all’atto del deposito di gameti di crioconservazione non consente, in caso di decesso, la consegna dei campioni medesimi ad altri, non essendo il fine della procreazione più configurabile, in ragione del divieto di fecondazione post mortem previsto dall’ordinamento».


«Ora proviamo in via extragiudiziale»

Ciononostante i familiari sono determinati a far valere quello che per loro è un diritto e stanno quindi cercando di agire in via extragiudiziale per risolvere la questione. «È inutile che ci si appelli al consenso informato. Stiamo cercando di risolvere in via extragiudiziale, per manlevare Careggi da ogni responsabilità e assicurare che in Italia noi non faremo niente con i gameti di Matteo. Al limite, lo faremo all’estero dove viene consentito per legge», dichiara la famiglia, citata da la Repubblica. La situazione è ferma da quattro anni. Dopo la sentenza del 2021 ora dovrebbe tenersi quella in appello, prevista per aprile.


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