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Francesco Acerbi, Juan Jesus e il razzismo: «Contro di me accanimento, è stato un malinteso»

29 Marzo 2024 - 05:49 Alba Romano
francesco acerbi juan jesus razzismo
francesco acerbi juan jesus razzismo
Il difensore dell'Inter parla per la prima volta dopo l'assoluzione

Francesco Acerbi è «triste e dispiaciuto». Anche se è stato assolto dall’accusa di razzismo, ritiene che quella della lite con il giocatore del Napoli Juan Jesus sia «una vicenda in cui abbiamo perso tutti». Il difensore centrale dell’Inter parla oggi in un’intervista con il Corriere della Sera. Nel colloquio con Monica Colombo e Paolo Tomaselli dice che ha deciso di parlare solo oggi perché aveva «fiducia nella giustizia e non volevo rischiare di alimentare un polverone che era già enorme». Adesso però vuole dire la sua. E far sapere che «non si può dare del razzista a una persona per una parola malintesa nella concitazione del gioco. E non si può continuare a farlo anche dopo che sono stato assolto».

Una liberazione

Per Acerbi la sentenza del giudice sportivo è stata una liberazione. Ma «sono comunque triste per tutta la situazione che si è creata, per come era finita in campo, per come ci hanno marciato sopra tutti senza sapere niente. Anche dopo l’assoluzione ho percepito un grandissimo accanimento, come se avessi ammazzato qualcuno». Dice di non essere mai stato razzista e che il suo idolo è George Weah. Mentre adesso «si sta solo umiliando una persona, massacrando e minacciando la sua famiglia, ma per che cosa? Per una cosa che era finita in campo e nella quale il razzismo non c’entra nulla. Il razzismo purtroppo è una cosa seria, non un presunto insulto». Dice di essersi sentito discriminato: «Per questo ritengo che se uno sbaglia è giusto che paghi, come io ho pagato la multa quando ho mostrato il dito medio ai tifosi della Roma che mi urlavano “devi morire”’. In migliaia lo gridavano a me, che sono guarito due volte da un tumore e che sono testimonial dell’Airc».

La malattia

Acerbi dice che è stato più duro affrontare questa vicenda piuttosto che la malattia: «Quella in confronto è stata una passeggiata, non ho avuto paura. Invece l’accanimento atroce che ho visto nei miei confronti in questi giorni mi ha ferito. Ho fatto tanto per togliermi l’etichetta che avevo quando ero più giovane e diventare un esempio di costanza e professionalità e ho rischiato di perdere tutto in un attimo». Per il nerazzurro «tutti avevano già emesso la sentenza prima ancora che uscisse. E per tanti sono razzista anche adesso: sinceramente non ci sto, le gogne mediatiche non vanno bene e soprattutto non servono per risolvere un problema come quello del razzismo che sicuramente esiste. E che non intendo sminuire nemmeno un po’: voglio che sia chiaro».

La convocazione per l’Europeo

Infine, sulla convocazione per l’Europeo dopo che il mister lo ha cacciato dal ritiro, dice di non aspettarsi «niente. Ma per adesso preferisco non dire nulla sulla Nazionale, è giusto che prima ne discuta con Spalletti. Sono stanco, dopo oggi metto un punto alla vicenda. E non voglio parlarne mai più».

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