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Adisc: l’agenzia proposta da Italia Viva per dare la caccia ai putiniani in tv e sui social media

adisc agenzia disinformazione putiniana
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Il senatore renziano e membro del Copasir Enrico Borghi propone l'istituzione di un'Agenzia per la disinformazione e la sicurezza cognitiva

Un’agenzia di servizio per dare la caccia ai putiniani. Un po’ ovunque: sui social network, nei programmi televisivi, addirittura nelle redazioni dei giornali. È quella che propone Enrico Borghi, deputato di Italia Viva. Con un ddl che prevede l’istituzione di un ente ad hoc. Chiamato proprio Agenzia per la disinformazione e la sicurezza cognitiva (Adisc). Con l’obiettivo di analizzare il flusso dell’informazione tra media e social media per «registrare eventuali attività di ingerenza» a danno delle istituzioni e della sicurezza nazionale. Oltre che campagne di disinformazione per manipolare l’opinione pubblica in direzione di Mosca. E poi riferire al Copasir e al governo.

I network mediatici

Borghi, spiega oggi Il Fatto Quotidiano, nel ddl richiama la relazione dei servizi segreti in cui si parla di network mediatici di paesi terzi che promuovono le loro iniziative. E immagina l’Adisc come inserita nel Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica insieme ad Aisi, Aise e Dis. La nomina del suo direttore spetterebbe alla presidenza del Consiglio dei ministri. I componenti sarebbero per metà assunti a tempo indeterminato e per metà scelti dall’amministrazione pubblica. Insieme a figure della società civile che potranno fornire l’expertise necessario. L’agenzia dovrebbe così mettersi a caccia di putiniani e poi riferire a Palazzo Chigi e al Copasir. E Borghi punta il dito sulle 67 presenze di 21 esponenti del governo russo o di media collegati al Cremlino nei programmi tv italiani dopo l’invasione dell’Ucraina.

Informazione e disinformazione

Al giornale Borghi dice: «Non bisogna confondere la cattiva informazione con la disinformazione. La prima è legata all’interpretazione soggettiva e fa riferimento all’articolo 21 della Costituzione. Nessuno si sogna di introdurre modelli censori o controlli. Ma altro conto è la disinformazione, ovvero la manipolazione delle informazioni, costruita ad arte da strutture specializzate».

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