Salvatore Baiardo agli arresti domiciliari: «Ha mentito sulla foto di Berlusconi e dei Graviano»

L’amico dei Graviano secondo il tribunale ha mentito ai giudici

Il tribunale del riesame aveva già deciso che Salvatore Baiardo doveva essere arrestato nell’inchiesta sulle stragi del 1993 a Firenze. Oggi la Cassazione ha confermato il verdetto e quindi l’amico dei fratelli Graviano andrà ai domiciliari. La vicenda è quella della foto che ritrarrebbe Silvio Berlusconi, Giuseppe Graviano e il generale dei carabinieri Francesco Delfino. Che secondo Baiardo «non esiste» e che invece Massimo Giletti dice di aver visto proprio grazie a lui. La difesa del gelataio di Omegna aveva contestato la decisione del Riesame arrivando fino al Palazzaccio. Ma i giudici gli hanno dato torto. «Sicuramente è stata fatta vedere – ha stabilito il tribunale – potrebbe essere un fotomontaggio o addirittura essere stata male osservata dal giornalista, per problemi di luce (l’ambiente in cui venne mostrata non era ben illuminato), od essersi egli sbagliato in ragione del breve tempo in cui gli venne mostrata, magari ingannato da tratti somatici simili a quelli delle persone che ha dichiarato di avere riconosciuto». Ed è proprio la foto che potrebbe aver scatenato la chiusura di “Non è l’Arena” su La7, in quanto l’editore Urbano Cairo, in passato ha collaborato con Silvio Berlusconi. A giugno l’imprenditore era stato ascoltato dai pm. La sua audizione, coperta da segreto, è stata inserita nel fascicolo 16249 aperto a modello noti a fine 2022 da Tescaroli e Turco. Ovvero quello legato alle stragi del 1993 e sulla presunta responsabilità di Berlusconi e di Marcello Dell’Utri. In passato Cairo aveva spiegato che la chiusura del programma era dipesa esclusivamente da ragioni di audience. E che Giletti aveva sempre avuto con lui una piena libertà editoriale. Nel provvedimento però, citato da Repubblica Firenze, i giudici sottolineano altro.


«La chiusura della trasmissione allarmante sul piano della libertà d’informazione»

«Non sono emersi ragionevoli altri motivi per la chiusura della trasmissione – sottolineano i giudici – né le indagini hanno fatto emergere una audience bassa in relazione ai programmi similari ed alla fascia oraria di messa in onda. Si segnala anzi la repentinità della decisione, maturata proprio quando veniva sviluppata l’inchiesta sui contatti Graviano-Berlusconi dei primi anni Novanta». «Tuttavia la decisione – spiega il provvedimento – certamente allarmante sul piano della libertà d’informazione e della tutela del giornalismo d’inchiesta, non avvalora di per sé la fondatezza di una vicenda tremenda per la storia della Repubblica Italiana, quanto il timore di mandare avanti un’inchiesta scomoda. Certamente resta la figura di un soggetto, il Baiardo, che allude, dice e non dice, afferma e poi nega, gioca con le parole, un soggetto che ha dimostrato di sapere molte cose e che nel contempo non è attendibile».


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