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Automobili, l’unica vera transizione italiana è quella dal diesel alla benzina – I dati

Secondo l'indagine dell'Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri questo è l'unico passaggio del parco auto più vecchio e inquinante d'Europa

La dipendenza degli italiani dall’automobile è nota da tempo. Con 684 vetture ogni 1000 abitanti, il nostro Paese è al primo posto nell’Unione europea per tasso di motorizzazione. Eppure, il comparto italiano dell’automotive non gode di un buono stato di salute, soprattutto se confrontato con le performance delle altre grandi economie europee. A confermarlo è un’indagine conoscitiva dell’Unrae, l’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri, che raduna le principali case automobilistiche estere che operano in Italia. Lo studio è stato presentato pochi giorni fa in Senato, quando l’Unrae è stata chiamata a partecipare a un’audizione della Commissione Industria. I numeri portati in parlamento confermano la situazione per niente rosea dell’automotive italiano, che non solo è costretto a fare i conti con un calo delle auto prodotte dentro i confini nazionali ma si ritrova anche a inseguire gli altri Paesi europei nella transizione verso l’auto elettrica.

I numeri del settore

In Italia il settore automotive impiega complessivamente 1,28 milioni di addetti, di cui 272mila sulle linee di produzione. Nel 2023 il fatturato è stato di 346,4 miliardi di euro, pari al 19,4% del Pil italiano. Quasi due terzi di questa cifra proviene dalle case automobilistiche estere o dai loro fornitori. A fare la parte del leone è Stellantis, che controlla il 32,3% del mercato, mentre i marchi italiani si fermano al 18,1%. Se si considerano poi le automobili effettivamente prodotte dentro i confini nazionali, la percentuale scende al 12,5% del totale.

Il calo delle immatricolazioni

Uno dei trend che più preoccupa le aziende del settore è l’andamento storico delle immatricolazioni. Nel 2023, le nuove auto registrate in Italia sono state 1,59 milioni. Vent’anni prima, ossia nel 2003, il dato era di 2,24 milioni. Anche restringendo il periodo di osservazione, il risultato non cambia. Nel 2019, ossia l’ultimo anno prima della pandemia da Covid, le auto immatricolate erano 1,93 milioni, vale a dire 339mila in più di quelle registrate lo scorso anno. I dati del 2024 ovviamente sono ancora provvisori, ma il trend dei primi due mesi sembra confermare un livello di immatricolazioni più basso rispetto al periodo pre pandemico.

UNRAE | L’andamento storico del mercato italiano dell’automotive

Il confronto con l’Europa

Se si considerano i dati del 2023 dei cinque grandi produttori di automobili in Europa, l’Italia occupa il quarto posto in termini di vetture immatricolate. Nel 2023, il nostro Paese ha registrato 1,59 milioni di nuovi veicoli, contro i 2,8 della Germania, gli 1,9 del Regno Unito, gli 1,7 della Francia. A fare peggio è solo la Spagna, con 949mila autovetture immatricolate. Se si considerano le auto prodotte, però, la classifica cambia completamente faccia e vede l’Italia scivolare all’ultimo posto. Nel 2023 lungo la Penisola sono state prodotte 541mila autovetture contro le quasi 2 milioni del Paese iberico. Una differenza che si spiega soprattutto guardando al numero di automobili esportate: 1,7 milioni per la Spagna, 413mila per l’Italia.

La strana transizione dal diesel alla benzina

I dati di Unrae sui primi due mesi di quest’anno mostrano un altro fenomeno interessante. L’unica vera transizione che si è verificata in Italia nell’ultimo anno non è quella verso le auto elettriche, ma il passaggio dal diesel alla benzina. Se si confrontano i dati dei primi due mesi del 2023 e del 2024 ci si accorge infatti che le vendite di auto ibride ed elettriche restano tutto sommato stabili, passando dal 44,2% dello scorso anno al 43,6% del 2024. Nessuna variazione anche per le auto a metano, inchiodate allo 0,2%, e per le vetture Gpl, ferme al 10,2%. L’unico cambiamento significativo si registra nelle auto diesel e benzina. Le prime passano dal 19,1% dei primi due mesi del 2023 al 15,3% del 2024, mentre le seconde seguono un percorso opposto passando in un anno dal 26,3% al 30,7%.

UNRAE | Il confronto delle vendite di auto e veicoli commerciali tra i primi due mesi del 2023 e i primi due mesi del 2024

Auto sempre più vecchie (e inquinanti)

L’indagine presentata da Unrae in Senato conferma un altro triste dato di fatto: il parco auto italiano è uno dei più vecchi e inquinanti di tutta Europa. L’età media dei 40 milioni di veicoli che circolano per le strade italiane è di 12,5 anni, contro gli 11 della Francia, i 10,1 della Germania e gli 8,7 del Regno Unito. In Italia quasi un’automobile su quattro (il 23,2%) rientra nelle categorie Euro 0, 1, 2 e 3. Il 22,4% appartiene allo standard Euro 4, il 16,9% all’Euro 5 e il 37,5% all’Euro 6. Di questo passo, stimano le case automobilistiche, l’Italia impiegherebbe 26 anni per completare la transizione verso l’elettrico. Un ritmo decisamente non compatibile con la transizione avviata dall’Unione europea, che ha imposto lo stop alla vendita di nuovi veicoli a benzina e diesel a partire dal 2035. A rendere particolarmente inquinante il settore dei trasporti italiano contribuiscono non solo le automobili ma anche gli altri mezzi su gomma. I veicoli commerciali hanno infatti un’età media di 18 anni, i rimorchi e semirimorchi di 17 anni e i veicoli industriali (quelli che superano le 3,5 tonnellate) di 14,5 anni. L’unico dato più positivo arriva dagli autobus, che in Italia hanno un’età media di 11,6 anni, in linea con gli altri Paesi europei.

UNRAE | La composizione del parco auto in Italia

Tutti i ritardi dell’Italia sull’elettrico

L’ambito su cui l’automotive italiano più sfigura è senz’altro la transizione verso l’auto elettrica. Nel primo bimestre del 2024 i veicoli elettrici hanno rappresentato appeno il 2,7% delle nuove immatricolazioni. Un dato che impallidisce se messo a confronto con gli altri Paesi europei: 11,6% in Germania, 15,8% nel Regno Unito e 17,3% in Francia. Se si guarda al Nord Europa, il gap si allarga ancora di più: nel 2023, in Danimarca, Finlandia, Norvegia, Olanda e Svezia le auto elettriche hanno rappresentato il 40% di tutti i nuovi veicoli immatricolati. Nel caso dell’Italia, si legge nell’indagine Unrae, pesano soprattutto i parametri troppo rigidi degli incentivi per i consumatori. Nei mesi scorsi, il governo ha rimesso mano agli Ecobonus e annunciato l’entrata in vigore di un nuovo decreto. L’attesa si è rivelata però più lunga del previsto, con il risultato che a marzo 2024 il mercato dell’auto elettrica si è praticamente paralizzato facendo segnare un -35,2% di immatricolazioni rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Una situazione di incertezza che trova conferma anche in una recente indagine del Centro Studi Promotor, secondo cui il 62% dei concessionari segnala «un basso livello di acquisizione di ordini» e il il 64% «prevede per i prossimi mesi stabilità sui bassi livelli di marzo».

In copertina: La linea di produzione della nuova Fiat Pandina nella fabbrica di Pomigliano d’Arco, in Campania (ANSA)

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