L’appello di Tajani a Stellantis: «Non lasci l’Italia, serve senso di responsabilità» – Il video

La dichiarazione del ministro degli Esteri e vicepremier, a margine della ministeriale Nato a Bruxelles

«Un vincolo di coscienza». È l’espressione che Antonio Tajani utilizza nell’elenco di motivi per cui Stellantis non dovrebbe dismettere le sue produzioni in Italia. Il colosso dell’automotive, in cui è confluita Fca, non ha nascosto le intenzioni di spostare in altri Paesi alcune linee produttive. In questo scenario, il governo sta lavorando su almeno due fronti: cercare di attrarre in Italia altri player dell’industria automobilistico e convincere l’azienda che ha nel suo paniere il marchio Fiat a non lasciare l’Italia. In questo contesto cade l’appello che il ministro degli Esteri e vicepremier, a margine della ministeriale Nato a Bruxelles, lancia alla multinazionale con sede nei Paesi Bassi: «Mi auguro che Stellantis non lasci l’Italia, c’è una tradizione d’industria dell’auto che non può essere abbandonata e trovo giusto che questa azienda continui a investire nel nostro Paese, perché ci sono anche dei vincoli di coscienza».


Tajani chiarisce che, operando in un sistema di libero mercato, «nessuno può obbligare nessuno». Tuttavia, il suo è un «un richiamo al senso di responsabilità». E chiosa: «Siamo un Paese attrattivo e, al momento opportuno, vedremo con chi aprire trattative». Intanto, al ministero delle Imprese e del made in Italy, nel pomeriggio del 4 aprile si tiene il terzo di una serie di incontri sul futuro degli stabilimenti italiani di Stellantis. Oggi si affronta la questione del sito abruzzese di Atessa. Al tavolo, coordinato dal ministro Adolfo Urso, siedono il sottosegretario Fausta Bergamotto, il governatore dell’Abruzzo, Marco Marsilio, i rappresentanti dell’azienda, l’associazione di categoria Anfia e i sindacati. La riunione segue quella sugli stabilimenti di Melfi del 2 aprile e di Mirafiori del 3 aprile, mentre restano da indire quelle riguardanti Cassino, Pomigliano d’Arco e Modena.


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