Le famiglie che chiedono i danni al Vaticano per un maestro condannato per pedofilia

L’Istituto Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore però dice di non credere alla colpevolezza dell’insegnante

I genitori di tre bambine violentate da un maestro pedofilo vogliono fare causa al Vaticano. L’insegnante sta scontando una condanna definitiva a cinque anni (ora è ai domiciliari dopo un anno di carcere). E risarcirà 75 mila euro alle tre bambine di sei e sette anni che all’epoca dei fatti facevano la prima o la seconda elementare. Ma, racconta oggi Il Fatto Quotidiano, la scuola non risponde alle lettere dei genitori. Per questo l’avvocato Guglielmo Mursia e la collega Sandra Londei vogliono fare portare in tribunale la Santa Sede. «Per responsabilità morale», spiega Mursia, «visto che secondo il diritto canonico è imprescrittibile».


L’Istituto Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore

La direttrice dell’Istituto Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore, Suor Loredana Brettone, però non crede alla colpevolezza dell’uomo: «Sì, ho sentito che è stato condannato, ma io ho sempre pensato che non era possibile, ero scettica. Era una persona gentile, rispettosa. Ci sembrava una diceria, per questo ci siamo ritirate e non abbiamo più avuto contatti con nessuno». Nella scuola bilingue che si trova al Portuense ci sono un centinaio di bambini. La retta di iscrizione era di 200-250 euro al mese. I fatti risalgono al 2013, la condanna è definitiva dal 2023.


La richiesta

Ora gli avvocati si sono rivolti alla Diocesi di Roma e alla Santa Sede: «L’Istituto scolastico ha omesso di prestare alle minori e alle famiglie il benché minimo appoggio morale e/o materiale. Pure nell’ottica del primo Giubileo dei Bambini, istituito da Papa Francesco e previsto a Roma per il 25 e il 26 maggio 2024, una siffatta condotta appare pregna di disvalore e in stridente contrasto con tutti gli insegnamenti della Chiesa. Si chiede di censurare le ingiustizie e i comportamenti omissivi o negligenti, nonché di contribuire nella misura che verrà ritenuta equa al risarcimento di tutti i danni morali e materiali».

Foto copertina da: Facebook

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