Il lato oscuro della tv per ragazzi: una docu-serie racconta il sistema di abusi dietro il canale teen più popolare degli anni Novanta

Ariana Grande, Amanda Bynes, Jamie Lynn Sperars (la sorella di Britney) sono tante le star nate nella fucina di Nickelodeon. “Quiet on Set: The Dark Side of Kids TV” racconta la vera storia del fondatore Schneider

Oggi, un bambino che vuole intrattenersi ha l’imbarazzo della scelta. Può aprire Netflix e selezionare l’ultima serie uscita, imbambolarsi davanti alle avventure dei suoi idoli su YouTube, o, se preferisce per optare per la televisione, scegliere tra i molti canali dedicati alla sua fascia d’età. In principio, però, era Nickelodeon. Oppure Disney Channel, ma era una lotta ad armi pari. Tutto quello che valeva la pena vedere, tutto ciò che commentavano i compagni di scuola, era creato e trasmesso da uno di questi due canali. Il marchio Nickelodeon ha contraddistinto alcuni dei più grandi successi tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila. iCarly, Victorious, Amanda ShowDrake & JoshZoey 101VictoriousSam & Cat: sono solo alcuni dei titoli, sfornati dall’emittente, che hanno segnato una generazione. E creato uno star system nello star system, popolato da giovanissime dive: da Ariana Grande a Amanda Bynes, passando per Jamie Lynn Spears. Un mondo luccicante dietro il quale, però, si sarebbe celato un sistema di sfruttamento e abusi sessuali.


La docu-serie

Questo almeno è quello che racconta una nuova docu-serie. Si chiama Quiet on Set: The Dark Side of Kids TV, di Investigation Discovery. Il primo episodio è andato in onda il 17 marzo, il resto verrà trasmesso entro la fine del mese. In Italia non è possibile vederla, per il momento. Ma sta scuotendo gli Stati Uniti. Questo perché promette di addentrarsi in un labirintico universo, sommerso dietro il successo del canale. Ad aver deciso di parlare sono molti degli ex protagonisti di serie tv per bambini. Intrise di messaggi subliminali per adulti. Molte scene girate con precise allusioni sessuali, andate in onda nell’indifferenza generale di chi doveva supervisionare all’epoca. Immagini che acquistano ora una luce molto più sinistra.


Le denunce

C’è ad esempio la scena in cui Ariana Grande, ora celeberrima cantante pop, strizza ammiccando una patata nel tentativo di estrarne del succo, perché si dice molto assetata. Oppure quella in cui viene spruzzato del liquido sul volto di Jamie Lynn Spears (sorella di Britney). Bryan Hearne, che è stato in All That per due stagioni, ha raccontato acrobazie e costumi dettagliati che lo hanno fatto sentire a disagio, inclusa una scena in cui un cane leccava il burro di arachidi messo su tutto il suo corpo. Per non parlare infine delle moltissime e non necessarie inquadrature sui piedi delle giovani attrici. Motivate da una personalissima ossessione dell’uomo da cui sarebbe scaturito tutto: Dan Schneider. Quello che Russell Hicks, prima a capo dei contenuti e della produzione di Nickelodeon, ha definito «uno dei produttori televisivi più prolifici e di successo nel settore dell’intrattenimento per bambini e famiglie».

Dan Schneider

Per il Canale, Schneider era la gallina dalle uova d’oro. Per la sua scuderia di giovani star, o almeno secondo quelle interpellate nel documentario, era invece un’ombra opprimente. O, per dirla con le parole della sua ex assistente Amy Berg: «Un fottuto str*nzo. Un tormentatore psicologico». «Mi ha portato a soffrire di attacchi di panico – ha proseguito Berg -, e lo stress di lavorare per lui mi ha fatto sviluppare una significativa aritmia cardiaca. Alla fine ho subito un intervento chirurgico per correggere [in gran parte] il problema, ma a quel punto avevo perso la mia giovinezza». Secondo i racconti resi alle telecamere, Schneider non si limitava a imporre scene allusive. Cercava il contatto fisico: chiedeva massaggi, o proponeva bagni in piscina. C’è chi ha raccontato come, scherzando, minacciasse di troncare la carriera a chi non lo avesse assecondato.

Il racconto di Drake Bell

Parlano anche due sceneggiatrici, Jenny Kilgen e Christy Stratton. Kilgen dice nel documentario di essere stata costretta a guardare pornografia, mentre Stratton, che è stata licenziata dopo una stagione, dice che una volta presentò un’idea al tavolo degli scrittori mentre qualcuno fingeva di sodomizzarla. Ma sul set si annidavano pericoli anche in altri angoli. L’ex bambino prodigio Drake Bell ha raccontato di aver incontrato, mentre girava una delle serie, l’insegnante di canto Brian Peck. Che poi lo avrebbe violentato. «Pensa alle cose peggiori che qualcuno potrebbe fare a qualcun altro dal punto di vista sessuale. Questo è quello che mi ha fatto», ha dichiarato Bell. Nell’ottobre 2004, Peck è stato giudicato colpevole di abusi sessuali e condannato a 16 mesi di carcere.

La risposta di Schneider

Dopo l’uscita del documentario, Schneider è apparso in una video intervista di 19 minuti con BooG!E, che interpretava T-Bo su iCarly. E ha voluto porgere le sue scuse: «Quando ho guardato il documentario, ho visto il dolore negli occhi di alcune persone. E mi ha fatto sentire malissimo, pentito e dispiaciuto. Vorrei poter tornare indietro, soprattutto a quei primi anni della mia carriera, portare la crescita e l’esperienza che ho adesso e fare semplicemente un lavoro migliore. E non pensare mai e poi mai che fosse giusto essere uno stronzo con qualcuno. Mai». Molte attrici menzionate nelle clip, invece, al momento non hanno voluto esporsi. Prima tra tutte Amanda Bynes, sparita dai radar fino al marzo 2023, quando è stata ricoverata in una clinica psichiatrica dopo essere stata arrestata in stato confusionale e senza vestiti per le strade di Los Angeles.

Il precedente

Nemmeno Ariana Grande ha rilasciato dichiarazioni. Un atteggiamento che le sta procurando molte critiche, e non del tutto nuove. Prima della docu-serie, infatti, un primo faro su Nickelodeon si era aperto con l’uscita del libro Sono contenta che mia madre è morta, di Jennette McCurdy. L’autrice è stata la co-protagonista, insieme ad Ariana, di alcune delle più popolari serie targate Schneider. E ha raccontato come l’uomo l’abbia introdotta all’alcol, o abbia spesso imposto un contatto fisico che lei aveva paura di rifiutare. «Volevo dirgli di smetterla, ma ero terrorizzata all’idea di offenderlo», ha raccontato. Aggiungendo che Nickelodeon le avrebbe offerto 300mila dollari per non denunciare gli abusi subìti sul set.

Foto copertina: Christopher Polk/Variety

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