Tutta la trattativa Scurati-Rai: «Non ha voluto partecipare gratis». Crosetto nega di averla definita censura: «Vicenda chiusa da Meloni»

La trattativa, l’ok iniziale, il dietrofront di viale Mazzini. Il ministro della Difesa chiarisce: «Non mi sono smarcato da nessuno»

La Rai aveva accettato tutto riguardo il monologo di Antonio Scurati durante la trasmissione CheSarà di Serena Bortone. Ma poi ha cambiato idea. E non per una questione di soldi. Questo emerge dalla ricostruzione del caso che fornisce oggi il Fatto Quotidiano. Mentre il ministro della Difesa Guido Crosetto smentisce quanto uscito su la Repubblica, secondo cui quella contro lo scrittore si trattava di una «censura fuori tempo». E gli attribuiva un attacco ai dirigenti Rai: «La tv pubblica finisce impoverita da certi manager». Crosetto assicura: «Non mi sono smarcato da nulla e da nessuno, la vicenda si è conclusa quando Giorgia Meloni ha pubblicato il monologo sui social». E dopo la telefonata ai vertici Rai, la premier cerca di rintuzzare l’accusa di TeleMeloni frenando i quattro dirigenti a lei più vicini. Ovvero il direttore generale Giampaolo Rossi, quello dell’approfondimento Paolo Corsini, il responsabile dell’intrattenimento Angelo Mellone e il direttore del Tg1 Gianmarco Chiocci.


La trattativa Scurati-Rai

La ricostruzione della trattativa Scurati-Rai parte tra il 4 e il 15 aprile. L’offerta iniziale di cachet ammonta a mille euro, la richiesta è di 1.800. Il 15 aprile si chiude l’accordo a 1.500. L’ufficio contratti di viale Mazzini lo sigla come prestazione autoriale. Il giorno prima della messa in onda, ovvero venerdì 19, la redazione riceve il monologo e lo inoltra a Corsini. A quel punto gli uffici bloccano il contratto. Giustificandolo con il compenso troppo oneroso. E anche con l’ipotesi che Scurati, che ha una fiction sulla sua trilogia M. in uscita per Sky, possa essere considerato in promozione. La Rai però lascia aperto uno spiraglio per la partecipazione gratuita. La trasmissione a quel punto definisce Scurati come partecipante a titolo gratuito (sigla “Tg”). E parte il comunicato stampa.


Gratuitamente

A quel punto Bortone scrive ai dirigenti per cercare un accordo, loro non le rispondono. Sabato mattina la conduttrice parla con lo scrittore, che rifiuta di partecipare gratuitamente. Anche perché secondo Bortone si tratta di censura. A quel punto arriva il post su Instagram della conduttrice che apre il caso. E l’amministratore delegato Roberto Sergio si smarca: «La Rai è vittima di una guerra politica con l’obiettivo di distruggerla». In questo smentito da Rossi, che parla dell’apertura di un’istruttoria. E intanto emergono anche altri casi. Come quello delle scrittrici Nadia Terranova e Jennifer Guerra. E Scurati commenta amaramente: «Pensavo che in Rai ci fosse la democrazia, mi sbagliavo».

Il ministro Crosetto e la replica

In un retroscena di Repubblica il ministro Crosetto viene dipinto come furioso sull’«evidente censura» subita da Scurati. «Il mio giudizio su molti della Rai travalica il caso di oggi», aggiunge. Perché «stanno depauperando la Rai». E ancora: «È la dimostrazione che vivono fuori dal tempo. Tu potevi pensare di censurare qualcosa nel 1965, quando avevi tre reti e null’altro. Censurare qualcosa adesso significa dargli una spinta mediatica fortissima e moltiplicare la forza di un messaggio. Come è accaduto». L’ultimo pensiero è sulle polemiche storiche: «Io penso che il fascismo si combatta con gli atti e non con le proclamazioni. Antifascismo significa difendere la democrazia, le libere istituzioni, il confronto libero, la libertà d’impresa, i più deboli. Significa avere un giudizio obiettivo e netto sul Ventennio e sulle ferite del fascismo. Ciò detto, penso la stessa cosa sul comunismo». Una ricostruzione fantasiosa secondo il ministro, che su X ha scritto: «Non mi sono smarcato da nulla e nessuno. Non ho rilasciato interviste o fatto dichiarazioni sul tema. Penso che il Presidente Meloni abbia messo fine ad ogni possibile speculazione sulla vicenda Scurati pubblicandone il testo. Il “pericolo fascista” torna sempre per le elezioni».

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