Aosta, le pressioni dei volontari alle donne che vogliono abortire: «Costrette ad ascoltare il battito del feto in ospedale. Ci hanno promesso soldi»

La denuncia del centro antiviolenza della città: «Avvieremo controlli a tappeto a tutela della 194»

Il Centro donne contro la violenza di Aosta ha reso noto di aver ricevuto una serie di segnalazioni preoccupanti da parte di donne che si sono rivolte ai presidi sanitari pubblici del territorio regionale per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza. Secondo quanto denunciato, molte di loro sono state raggiunte da alcuni volontari che hanno messo in atto vere e proprie pressioni psicologiche durante la visita con l’intento di dissuaderle dalla scelta di abortire. Tra le pratiche segnalate vi sono l’imposizione dell’ascolto del battito del feto e la promessa di sostegni economici o beni di consumo laddove cambiassero idea, minando così il diritto alla libera scelta e all’autodeterminazione riguardo alla propria salute riproduttiva.


«Avvieremo controlli a tutela della 194»

«La struttura, in sinergia con i centri antiviolenza della rete nazionale D.i.Re, avvierà azioni di monitoraggio della corretta applicazione della legge 194/1978 nel territorio regionale, e azioni di sensibilizzazione e resistenza, sostenendo le donne e valutando con esse, qualora ne ricorrano le condizioni e nel rispetto della loro volontà, ogni iniziativa utile a tutela delle stesse», annuncia il centro antiviolenza di Aosta. Che condivide, inoltre, «le preoccupazioni da più parti espresse per la scelta del governo di prevedere, con un emendamento alla legge 194, la possibilità per i consultori, presidi pubblici di accoglienza e tutela della salute della donna, di concordare la presenza delle cosiddette associazioni pro-vita, non solo a supporto dei percorsi di maternità difficile dopo la nascita, ma anche nella delicatissima fase di maturazione della decisione di interrompere, o meno, la gravidanza». Lo scorso 23 aprile, infatti, c’è stato il via libera definitivo alla norma che dà la possibilità alle Regioni di «avvalersi del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità» all’interno dei consultori. Tradotto: i “pro-life” potranno accedere nelle strutture dove si fa il maggior numero di certificazioni per l’aborto.


«È inaccettabile: violenza istituzionale»

Quanto denunciato dal Centro donne è del tutto «inaccettabile» agli occhi di Antonella Veltri, presidente di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, che vede nelle denunce di Aosta una conferma ai timori tornati a galla in queste settimane con il dibattito politico sull’accesso di gruppi anti-abortisti nei consultori. «Oggi siamo alle prese con la violenza istituzionale esercitata sulla scelta delle donne sulla maternità consapevole, attraverso azioni patriarcali inaccettabili», commenta Veltri. Sulla stessa linea anche Alleanza Verdi e Sinistra con la capogruppo alla Camera, Luana Zanella, che definisce «gravissimi» i fatti di Aosta. «Spero che la vicenda verrà affrontata adeguatamente dalle autorità, intanto non c’è dubbio, e credo che nessuno possa smentire, che tutto questo è anche frutto del clima voluto da questo Governo che ha attaccato frontalmente la 194», conclude.

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