Franco Di Mare e l’addio dei colleghi, presenti in chiesa anche i vertici della Rai. Beppe Fiorello: «Il suo un gesto eroico» – I ricordi

Il giornalista e dirigente della tv pubblica aveva denunciato di essersi ammalato in guerra, accusando l’azienda di averlo lasciato solo

«Questa chiesa non è abbastanza capiente da raccogliere tutto l’amore che si manifesta oggi per il nostro fratello, Franco Di Mare». Queste le parole di don Walter Insero, rettore della  Basilica Santa Maria in Montesanto, nel corso dell’omelia per i funerali del cronista di guerra, conduttore e dirigente morto a 68 anni per mesotelioma. Le esequie hanno avuto luogo oggi, 20 maggio, presso la Chiesa di Santa Maria in Montesanto, la Chiesa “degli artisti”. Sotto il cielo grigio di Piazza del Popolo si sono radunati in moltissimi per rendere l’ultimo saluto al noto giornalista. Colleghi, volti noti della tv, ma anche chi non lo conosceva direttamente ma aveva avuto modo di affezionarsi a lui tramite lo schermo di un televisore. Tra i banchi i vertici Rai, con l’Ad Roberto Sergio, il direttore generale Giampaolo Rossi e la presidente Marinella Soldi, oltre ai colleghi Bruno Vespa, Francesco Giorgino, Alberto Matano e al presidente dell’Ordine sei giornalisti del Lazio, Guido D’Ubaldo. Una presenza, quella dei vertici Rai, particolarmente significativa dopo l’atto d’accusa con cui lo stesso Di Mare li aveva accusati di averlo lasciato solo dopo la malattia che, a suo dire, l’avrebbe colpito dopo l’esposizione all’uranio impoverito in Bosnia.


L’omelia e i ricordi

Oltre all’indiscusso successo professionale, Franco Di Mare era apprezzato per la sua personalità, generosa e piena di risorse. Un ritratto sintetizzato così da don Walter Insero: «Amava la cucina e cucinare, che per lui era sinonimo di amore e condivisione. Era ironico, ha scherzato anche nei momenti più severi della malattia. Non si poneva limiti e non voleva che se li ponessero gli altri”. E ancora: «Sono molti ad avere riconoscenza nei suoi confronti perché gli ha permesso di imparare un mestiere, lui che era un maestro del settore». Parole confermate dai colleghi presenti in Chiesa, come Francesco Giorgino, direttore Ufficio Studi della Rai e storico volto del Tg1, che lo ha definito «Un grande professionista, un amico, abbiamo condiviso tanti momenti significativi nella sua lunga permanenza al Tg1. Una persona per bene, molto attaccata al giornalismo, nel senso più autentico della parola». Ha fatto eco Bruno Vespa: «Franco era così, generoso. Era difficile non volergli bene. Sono stato anche suo direttore – dice -. Con lui ho ricordi di allegria. Mi ha sempre colpito questo suo senso di godere della vita fino in fondo, anche nella guerra, e ho sempre apprezzato quelli che vanno in guerra perché ci credono, rischiando. Ma anche nella vita, quei momenti insieme e poi l’adozione di Stella: è stato proprio un dono».


Il ricordo della figlia Stella e dei colleghi

E proprio Stella, figlia del giornalista da quando a dieci mesi venne da lui trovata in un orfanotrofio in Bosnia, con voce rotta dall’emozione, ha preso la parola alla fine della messa: «Papà mi ha lasciato un dna non biologico ma emotivo. Oggi si sarebbe anche meravigliato di tutto questo amore che sta facendo bene anche a noi. Grazie da tutti noi. E il mio ultimo grazie è per te perché ho vissuto una vita fuori dal comune. È stato un rapporto unico». Dopo di lei ha preso la parola Giulia Berdini, che aveva sposato Di Mare poco prima di dovergli dire addio: «Sei stato un compagno come quelli che si vedono nei film – ha dichiarato -. Mi hai insegnato a prendere la vita quotidiana nel verso giusto». La commozione e la nostalgia non sono finite tra le mura della Chiesa: alla fine della funzione c’è chi ha lasciato la struttura piangendo, e chi condividendo un suo ricordo personale. Se per Beppe Fiorello Franco Di Mare «Meritava ancora un gran bel pezzo di vita», Nunzia De Girolamo ha dichiarato di volerlo ricordare come «un uomo della sua terra: sempre con il sorriso». E per Michele Mirabella ha rappresentato “una storia italiana” in piena regola: «Era uno di noi, nonostante fosse in prima linea sul fronte, nelle trincee. Poi tornava a casa a cucinare: più italiano di così!».

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