Il viceministro di FdI che demolisce la casa vincolata: il Cds contro Cirielli

Il Tar gli aveva dato ragione e lui aveva già cominciato a costruire nell’area. Poi lo stop

Il viceministro agli Esteri di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli ha demolito una casa di campagna. Ma non lo poteva fare. Così ha deciso una sentenza del Consiglio di Stato. Anche se il titolo autorizzativo in quel momento era valido ma la causa era ancora pendente. La storia riguarda un fabbricato che si trova a Sant’Egidio di Montalbino in provincia di Salerno. Si trattava di una proprietà appartenuta a un generale dei carabinieri in una zona vincolata paesaggisticamente. Nella quale quindi non si potevano effettuare ristrutturazioni edilizie senza l’autorizzazione. Anche se Cirielli fa sapere che aveva il permesso. E in effetti in prima istanza il tribunale amministrativo regionale gli aveva anche dato ragione. Ma poi è arrivato il ricorso del ministero.


Il parere negativo

La storia la racconta oggi Il Fatto Quotidiano. I giudici del CdS hanno dato ragione al ministero: il parere negativo della Soprintendenza era vincolante. E quel tipo di intervento non era autorizzabile in una zona sottoposta alle tutele del piano urbanistico territoriale della costiera sorrentina e amalfitana. Cirielli però la casa l’ha demolita lo stesso e ha anche realizzato le fondamenta del nuovo fabbricato. In base a un permesso di costruire rilasciato dal tecnico del comune di Sant’Egidio, il numero 14 del 2023. Che indicava quella zona come non gravata da vincoli paesaggistici di natura statale. Il Tar aveva dato ragione al viceministro. Poi è arrivato il CdS. E ora cosa succede? Secondo gli esperti di urbanistica Cirielli non può più costruire nulla. Neanche nella stessa area dove c’era il fabbricato. Perché vanno applicati i vincoli sugli edifici costruiti prima del 1955.


La versione del viceministro

Cirielli ha dato la sua versione al Fatto: «Come un qualsiasi cittadino ho fatto una domanda al Comune. La Soprintendenza ha ritenuto di non concordare con la decisione della conferenza dei servizi e del Comune. Il ministero avrebbe dovuto fare ricorso al consiglio dei ministri e non lo ha fatto. Forse perché ero io, che all’epoca non ero un uomo di governo ma un semplice politico, ha ritenuto di fare il ricorso al Tar, che mi aveva dato ragione. Il Cds, in base a un ulteriore ricorso del ministero retto da Sangiuliano, ha dato ragione a loro. In base a una legge dello Stato, quando si costruisce in base a un titolo idoneo e poi non è possibile ripristinare lo stato ambientale precedente, dovrò pagare una sanzione al Comune. Ma non ho fatto un abuso, e quella casa, che non era tutelata in quanto tale, si trova in una zona molto antropizzata e ormai urbanizzata negli ultimi 40 anni».

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