Neonato morto sulla nave da crociera, la madre esce dal carcere. L’autopsia: «Cause naturali»

La decisione del giudice dopo il referto con le prime risultanze dell’esame autoptico: il reato era stato già riqualificato da omicidio ad abbandono di minore

Sarebbe morto per cause naturali il neonato trovato senza vita in una cabina della nave da crociera Silver Whisper lo scorso 19 maggio dopo la segnalazione del comandante. Secondo le prime verifiche dell’autopsia sul corpo del piccolo, evidenziate dal medico legale Mario Gabbrielli nella sua relazione preliminare, potrebbe essere stata una infezione a ucciderlo a due giorni dal parto. Per questo il giudice Sergio Compagnucci ha disposto la scarcerazione della madre Chan Jheansel Pia Salahid, 28enne di origini filippine. Con lei in manette erano finite anche altre due colleghe, accusate sempre di omicidio volontario e poi uscite di prigione questa mattina quando l’accusa è stata riqualificata dal gip in abbandono di minore. Per la madre in un primo momento era stata confermata la misura cautelare, poi le prime evidenze dell’autopsia hanno portato il giudice a decidere per la scarcerazione.


Il parto inaspettato a bordo

La 28enne, che sulla nave lavora come aiutante in cucina, ha sempre negato di aver voluto provocare la morte del figlio Tyler. Nel corso dell’udienza di convalida, l’avvocato che assiste la donna, Giovanni Di Meglio, ha spiegato che la 28enne sia stata presa alla sprovvista quando il figlio è nato, convinta di essere più indietro nella gravidanza e di poter gestire la situazione. Subito dopo la partenza da Salerno, però, c’è stato il parto a bordo. «Si è trovata di fronte a una situazione molto difficile – ha spiegato l’avvocato citato dalla Nazione – E ha fatto quello che una persona come lei poteva fare, ovvero il miglior modo possibile». L’avvocato ha ribadito come la donna si sia sempre presa cura del bambino: «Fin dall’inizio lo allattava e lo idratava. Lo puliva quando c’era bisogno. Ha usato degli assorbenti da donna perché altri non ne aveva».


Le cure della madre

Dopo che il bambino è nato, la 28enne avrebbe gettato la placenta di notte nell’inceneritore della nave, spiega l’avvocato. «Se avesse voluto disfarsi di quel fagotto – ha aggiunto Di Meglio – non se ne sarebbe accorto nessuno durante la navigazione, approfittando anche del buio. Perché, appunto, non era nella sua volontà». L’avvocato della donna ha detto che la morte del neonato è avvenuta per un «comportamento negligente, certamente non per il dolo. Ha tenuto nascosta la gravidanza perché altrimenti sarebbe stata licenziata. Il suo stipendio gli permetteva di fare vivere la sua famiglia nella Filippine, sono sei persone».

Foto da Vessel Finder

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