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Le «abbondanti» macchie di sangue in casa di Francesca Deidda. Tracce nell’auto che il marito provò a vendere, lui insiste: «Sono innocente»

26 Luglio 2024 - 14:19 Redazione
Carabinieri del Ris in casa di Francesca Deidda
Carabinieri del Ris in casa di Francesca Deidda
Le tracce ematiche trovate sul divano confermerebbero l'ipotesi degli inquirenti che l'omicidio sia avvenuto in casa. Il 43enne aveva tentato di vendere l'auto, consigliando di «pulirla bene»

«Sono innocente» ha ripetuto ancora oggi davanti ai suoi avvocati Igor Sollai, il marito di Francesca Deidda, la 42enne scomparsa lo scorso maggio e ritrovata cadavere in un borsone abbandonato nelle campagne del Sud della Sardegna, vicino alla ex statale 125. Gli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba erano andati a trovare il camionista in carcere per comunicargli gli resiti del sopralluogo di ieri svolto dai carabinieri del Ris. I militari hanno trovato «abbondanti» tracce di sangue sul divano della casa in via Monastir a San Sperate, a una ventina di chilometri da Cagliari. Sollai è accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Sin dal subito l’uomo si è dichiarato estraneo alla morte della moglie.

Le macchie sul divano e in auto

È durato circa sette ore il sopralluogo nella casa dove viveva Deidda con il marito dei carabinieri del Ris, che avrebbero trovato «abbondanti» macchie di sangue sul divano e nell’auto di Sollai. I militari hanno portato via dall’abitazione alcuni sacchi neri, con dentro diversi prodotti utilizzati per pulizie profonde. Le analisi del Ris si sono concentrate sul divano e nell’auto, che Sollai avrebbe provato a vendere, senza riuscirci. Il 43enne aveva tentato di vendere la Toyota Yaris che usava la moglie 42enne. L’uomo aveva anche consigliato a chi era interessato all’acquisto di «pulirla bene».

L’omicidio avvenuto in casa

Per gli inquirenti le tracce di sangue trovate sul divano confermano che l’omicidio sia avvenuto all’interno della casa. Un quadro completo sarà comunque fornito dall’esito delle analisi sui reperti e sulle tracce rilevate, oltre che dall’autopsia in programma la prossima settimana.

L’amico che ha violato i sigilli

Dalle indagini è emerso anche che, nei giorni successi all’arresto di Sollai, un suo conoscente ha violato i sigilli alla casa di San Sperate. Nonostante l’abitazione fosse sotto sequestro, la persona vicina all’indagato era entrata per prendere indumenti e biancheria che avrebbe dovuto portargli in carcere. Dopo che i carabinieri hanno scoperto la violazione è scattata la denuncia. I militari hanno verificato che comunque non ci sarebbe stato inquinamento delle prove.

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