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Gina Lollobrigida, perché è stato condannato Andrea Piazzolla: «Così si fingeva il suo angelo custode per manipolarla»

08 Agosto 2024 - 11:02 Ugo Milano
Nelle motivazioni della sentenza che ha condannato il factotum dell'attrice, il suo piano per isolarla e appropriarsi della sua eredità

Ha messo in atto «un’articolata e potente opera di suggestione e di induzione» Andrea Piazzolla, l’ex factotum dell’attrice Gina Lollobrigida, condannato a 3 anni di reclusione per circonvenzione di incapace. È quanto emerge dalle motivazioni della sentenza del giudice Marco Marocchi, emessa il 13 novembre scorso, e che delinea una trama intricata di manipolazione e sfruttamento nei confronti dell’attrice ormai anziana, culminata nella sottrazione di diversi milioni di euro dal suo patrimonio. Secondo le motivazioni della sentenza, Piazzolla avrebbe costruito e rafforzato progressivamente la propria immagine agli occhi di Lollobrigida, presentandosi come «l’unico protettore, amico e baluardo contro i nemici». Un’opera di persuasione così potente da portare l’attrice a una «totale ostinata dismissione di qualsiasi vaglio critico» nei confronti dell’operato di Piazzolla, arrivando anche a consegnargli le chiavi dell’intera sua ricchezza immobiliare e mobiliare e allontanandola dai suoi familiari, incluso il figlio Milco Skofic, che si è costituito parte civile nel processo.

Il piano di Piazzolla

Nella sentenza, il giudice elenca i vari passaggi attraverso i quali Piazzolla ha messo in atto il suo piano. Tra questi, «la nomina ad amministratore unico della Vissi d’Arte srl, la delega ad operare su tutti i conti correnti, e l’ampio mandato fiduciario ad amministrare e implementare il patrimonio della vittima attraverso operazioni di compravendita e locazione finanziaria di veicoli». Piazzolla avrebbe agito senza consultare Lollobrigida, come nel caso dell’acquisto e della rivendita di autoveicoli con distrazione del ricavato. Utilizzando «i tratti di personalità paranoide dell’attrice», Piazzolla le prospettava falsamente la necessità di vendere gli immobili di via San Sebastianello per pagare un debito tributario inesistente, evitando così il pignoramento della villa. Il Tribunale ha rilevato l’assoluta irrazionalità degli atti di disposizione patrimoniale compiuti dalla Lollobrigida in favore dell’imputato.

Il rapporto tra i due

Piazzolla aveva sviluppato con l’attrice un rapporto molto stretto già nel 2010, esteso a ogni ambito della sua vita, protrattosi fino alla morte dell’attrice, avvenuta il 16 gennaio 2023. Ha indotto Lollobrigida a «compiere importanti donazioni di denaro a suo favore e dei suoi genitori, senza la prescritta forma dell’atto notarile alla presenza di due testimoni». Il giudice Marocchi ha concluso che l’opera di suggestione e induzione esercitata da Piazzolla è stata talmente potente ed efficace da portare Gina Lollobrigida a consegnare la gestione del suo patrimonio nelle mani dell’ex factotum, provocando una significativa riduzione delle sue ricchezze. Queste le motivazioni della condanna.

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