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La sveglia del marinaio Griffiths, l’allarme, la catena umana per salvare i passeggeri: le ultime ore dell’equipaggio a bordo del Bayesian

01 Settembre 2024 - 09:43 Redazione
Il racconto dei tre indagati per l'affondamento del veliero in cui sono morte 7 persone. Il capitano prima del silenzio davanti agli inquirenti: «La nave si è inclinata, poi lo sbalzo a destra». L’ufficiale: «Il portellone? Era chiuso»

«È venuto a svegliarmi il marinaio Griffiths dicendomi che c’erano 20 nodi di vento. Ho guardato gli strumenti ed effettivamente era così. Sono uscito subito e ho chiesto di avvisare tutti perché la situazione non mi piaceva…». Queste le parole del capitano James Cutfield, riportate oggi dal Corriere della Sera, che ripercorrono il naufragio del Bayesian, veliero affondato nel mare di Porticello, nel palermitano. Parole che combaciano con il racconto di  Matthew Griffiths, il marinaio che era di guardia in plancia quella notte. Quella sera persero la vita sette persone, tra cui sei ospiti e il cuoco. E ora sono indagati per naufragio e omicidio plurimo colposo tre persone: Griffiths, il marinaio, il comandante James Cutfield, che dirigeva l’imbarcazione di lusso e l’ufficiale Tim Parker Eaton.

L’allarme e la chiusura dei boccaporti

Ritornando a quella notte c’è allarme ma non panico, tanto che Matthew Griffiths si era messo a sistemare cuscini e piante, oltre che chiudere vetrate e boccaporti. Nessuno aveva nemmeno indossato il giubbotto di salvataggio. ma tutto cambiò nel giro di pochi minuti. Cutfield, nel suo resoconto come persona informata sui fatti prima di essere indagato e avvalersi della facoltà di non rispondere, racconta che la barca si è inclinata a 45 gradi «ed è rimasta un po’ così e poi è caduta di colpo a destra». Ed è in quel momento che «siamo stati catapultati in mare».

La catena umana e il portellone chiuso

«Siamo risaliti in qualche modo sulla plancia e abbiamo cercato di fare una catena umana per salvare chi riusciva ad arrivare a quel varco dal ponte alloggi…arrancavano sulle parete perché la barca era stesa in acqua — ha spiegato il marinaio Matthew —. Il primo della catena era il comandante che si allungava in
giù. Ha aiutato tutti, le signore, la mamma con la bambina piccola… Ma stavamo affondando e alcuni purtroppo non ce l’hanno fatta ad arrivare». L’ufficiale Eaton sostiene di aver attivato tutti i
generatori e le pompe idrauliche del timone. E il portellone? «Era tutto chiuso», ha risposto. Di aperto c’era solo un accesso alla sala macchine, che non è una concausa del naufragio.

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