Papa Francesco

Papa Francesco chi è

Chi è Papa Francesco

Jorge Mario Bergoglio è il 266esimo Papa della Chiesa cattolica: salendo al soglio pontificio il 13 marzo 2013 ha scelto di darsi – per la prima volta nella storia vaticana – il nome di Francesco. Un omaggio a San Francesco d’Assisi dal duplice valore: quello di riferimento alla scelta per eccellenza della povertà e della cura dei bisognosi – tratto distintivo del suo pontificato – e quello di rafforzamento del legame ideale con l’Italia, di cui è primate in quanto Papa e di cui San Francesco è patrono. Bergoglio è il primo pontefice proveniente dal continente americano, il primo espressione dell’ordine dei gesuiti, ed il primo ad aver convissuto con un altro Papa, seppur emerito: Joseph Ratzinger alias Benedetto XVI, che ha abdicato il 28 febbraio 2013. Fautore di aperture pastorali  – dalla visione dell’omosessualità al ruolo delle donne nella Chiesa – Papa Francesco è stato per questo avversato dal fronte conservatore e da quello reazionario, tanto all’interno del mondo cattolico quanto nel più ampio universo politico. Colpito negli ultimi anni da alcuni problemi di salute, Bergoglio ha  sempre smentito le voci di sue possibili dimissioni: almeno «per il momento». Alla vigilia di Natale del 2024, il Pontefice ha aperto l’anno Santo con il Giubileo della Speranza, dodici mesi in cui fedeli da tutto il mondo possono chiedere l’indulgenza plenaria.

Le origini italiane e il cursus honorum in Argentina

Jorge Mario Bergoglio è nato il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, primo di cinque figli di una coppia di emigrati piemontesi. Il padre Mario era un funzionario delle ferrovie, la madre Regina Sivori era una casalinga: originari dell’astigiano, salparono nel 1928 da Genova alla volta dell’Argentina in cerca di fortuna. Dopo aver conseguito il diploma di perito chimico e aver svolto alcune esperienze lavorative – da addetto alle pulizie e da buttafuori – Bergoglio ha seguito la vocazione spirituale entrando in seminario della Compagnia di Gesù all’età di 21 anni: svolgendo il noviziato con i gesuiti tra l’Argentina e il Cile. Ha ricevuto l’ordinazione presbiterale il 13 dicembre del 1969 a 33 anni, nel rito celebrato dall’arcivescovo di Cordoba monsignor Ramon Castellano. Una scelta che il papa ha spesso ricordato con gioia «ciò che mi piace di più è essere prete» per questo – scrive alla scrittrice argentina Olga Wornat «preferisco essere chiamato padre». Ha insegnato per diversi anni in collegi e università, sino a diventare rettore della Facoltà di teologia e filosofia di San Miguel. Nel 1986 è stato inviato direttore spirituale e confessore della chiesa della Compagnia di Gesù a Cordoba. Nel 1992 è tornato nella capitale, nominato da Papa Giovanni Paolo II vescovo ausiliare. Il 28 febbraio 1998, alla morte del cardinale Antonio Quarracino, è diventato arcivescovo di Buenos Aires. Tre anni dopo Wojtyla lo ha nominato cardinale. Come tale è entrato a far parte negli anni seguenti di una serie di importanti dicasteri della Curia romana, come il Pontificio consiglio per la famiglia, la Congregazione per il clero e quella per il culto ed i sacramenti. Considerato «papabile» già dopo la morte di Giovanni Paolo II nel 2005, Bergoglio è stato eletto Sommo Pontefice il 13 marzo 2013 in seguito alle dimissioni di Benedetto XVI. «Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo», è stato celebre saluto che il nuovo Pontefice ha rivolto alla folla riunita in piazza San Pietro, a significare lo stupore per la scelta del primo Papa (sud)americano.

Una chiesa povera e l’attenzione per i migranti

Il papato di Bergoglio si è distinto per l’attenzione agli ultimi e agli emarginati, anche tramite uno stile comunicativo semplice, in grado di arrivare a tutti, e uno stile di vita «esemplare» per la sua modestia. Sin dalla prima benedizione impartita, ha rifiutato  di indossare i paramenti più ricercati dell’abbigliamento papale, e soprattutto ha rinunciato ad abitare nel tradizionale appartamento papale del Palazzo Apostolico. «La mia gente è povera e io sono uno di loro», ha detto per spiegare la sua scelta di vivere in un appartamento di Casa Marta e di prepararsi la cena da solo. Tra i suoi primi viaggi, a luglio 2013, c’è quello sull’isola di Lampedusa, luogo simbolo del dramma delle migrazioni e porta europea di quel Mediterraneo divenuto luogo di morte per migliaia di disperati. Lanciandovi simbolicamente una corona di fiori, da lì Papa Francesco ha indicato i tratti distintivi della sua predicazione al mondo contemporaneo, denunciando gli effetti deleteri della «globalizzazione dell’indifferenza» e della «cultura dello scarto». Per sottolineare tale impegno, nel 2019 il Pontefice ha inaugurato a piazza San Pietro una scultura intitolata “Angels Unawares” che raffigura un gruppo di migranti di varie culture e diversi periodi storici dove, al centro spiccano le ali di un angelo, come a suggerire la presenza del sacro tra di loro.

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Ansa | Alessandro di Meo |Papa Francesco durante la cerimonia di benvenuto nella Holy Trinity Humanities School di Baro, Papua Nuova Guinea, 8 settembre 2024

L’impegno per una chiesa universale e per la tutela dell’ambiente

Nell’attuale scenario globale Bergoglio, indossando il saio francescano, ha lavorato a una Chiesa universale, tentando di superare le divisioni tra occidente e Sud del mondo. Il numero dei cattolici è aumentato soprattutto fuori dal bacino europeo, specie in Africa, in Asia e in America Latina, ed è in quei continenti che si è concentrata l’azione di Francesco. «Nel pensare alla Chiesa siamo ancora troppo eurocentrici, o, come si dice, occidentali. In realtà la Chiesa è molto più grande di Roma, dell’Europa, molto più grande e molto più viva» ha dichiarato in una udienza generale del mercoledì, a settembre 2024. Negli anni il Pontefice ha spostato l’attenzione alle periferie e agli «ultimi». Celebri alcuni suoi gesti pubblici, come la lavanda dei piedi dei detenuti che compie ogni anno nel Giovedì Santo che precede la Pasqua. Il legame che unisce tra loro tutti gli uomini è per Francesco quello della fratellanza: anche al di là delle frontiere tra confessioni religiose, come argomenta Bergoglio in una delle encicliche del suo Pontificato, Fratelli tutti (2020). La precedente, Laudato sì (2015), è dedicata invece a un altro tema a cuore a Francesco e alla sua predicazione, quello della «cura del creato», in termini laici della tutela dell’ambiente: Bergoglio vi teorizza la necessità di una «ecologia integrale».

Le aperture: benedizione alle coppie omosessuali e la prima donna a capo di un dicastero

Le posizioni dottrinali di Papa Francesco sono state sempre in linea con quelle tradizionali della Chiesa, da cui non si è mai discostato nonostante le aperture su molteplici temi. Dura la posizione sull’aborto, definito senza mezzi termini «omicidio», e l’eutanasia, rubricata anch’essa a sintomo di una pericolosa «cultura della morte». Chiara anche l’attenzione di Bergoglio all’importanza della famiglia: quella, a scanso di equivoci, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Ciononostante su altri terreni nel corso del suo papato Francesco ha inviato messaggi di apertura sul fronte dei diritti. Riflettendo sull’omosessualità, pochi mesi dopo la sua elezione al soglio pontificio ha dichiarato: «se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?». Piuttosto chiaro sembra tuttavia il giudizio del Vaticano sul diplomatico francese Laurent Stefanini, respinto come ambasciatore presso la Santa Sede nel 2015 a causa della sua omosessualità. Celebre anche la sua affermazione, in un incontro a porte chiuse, in cui il Pontefice avrebbe dichiarato: «In Vaticano c’è aria di frociaggine» esprimendo la sua contrarietà sull’apertura ai seminari per le persone con tendenze gay. Una svolta pastorale in questo ambito, tuttavia, è stata la pubblicazione della Fiducia Supplicans, del 2023, che rende possibile benedire coppie formate da persone dello stesso sesso anche se al di fuori di qualsiasi forma rituale.

In diverse occasioni Papa Francesco ha espresso posizioni di apertura anche sul ruolo delle donne all’interno della Chiesa, sino alla nomina della prima donna a capo di una istituzione ecclesiale. È Simona Brambilla che da gennaio 2025 dirige il dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.

La piaga degli abusi e la Pontificia commissione per la tutela dei minori di Papa Francesco

La questione più spinosa per la Chiesa odierna è però certamente quella della piaga interna della pedofilia e degli abusi su minori. Su questo tema, Bergoglio ha ribadito più volte il proprio impegno, e nel 2014 ha chiesto pubblicamente perdono per il male inferto da «alcuni sacerdoti» attraverso gli abusi sessuali compiuti su bambini. Nello stesso anno, ha istituito la Pontificia commissione per la tutela dei minori, istituzione che ha come scopo quello di proporre iniziative che possano proteggere i bambini e gli adulti vulnerabili nella Chiesa. A livello processuale, ha riformato le regole in caso di presunti abusi: ogni caso sospetto deve essere denunciato da parte dei superiori del clero alle competenti autorità civili e religiose, pena la punibilità per omissione. L’azione del Vaticano sotto Francesco è stata giudicata ciononostante insufficiente a combattere la piaga degli abusi da parte di alcune delle vittime o degli attivisti, che hanno negli anni lamentato la mano tutt’altro che dura nei confronti di alcuni alti membri del clero accusati di aver attuato o protetto abusi. Tra loro figurano il cardinale americano Bernard Law (di cui officiò i funerali nel 2017), i diplomatici e monsignori Józef Wesołowski e Carlo Alberto Cipolla (richiamati a Roma così da evitare loro delicati processi oltreoceano) o ancora l’arcivescovo di Sidney George Pell.

Il caso di Emanuele Orlandi e la via della trasparenza

Assumere la guida della Chiesa significa anche fare i conti con i tanti casi oscuri accaduti negli ultimi decenni in Vaticano, e con le trame ordite da enti o personaggi talvolta opachi che vi si muovono. Negli anni del suo pontificato, Bergoglio ha indicato alle autorità vaticane la via della trasparenza. Esemplare in questo senso la linea adottata da Papa Francesco sul caso di Emanuela Orlandi, la figlia di un commesso della Prefettura della Casa pontificia scomparsa il 22 giugno 1983 all’età di 15 anni. Nella nebbia fitta che da allora circonda il destino della ragazza, non senza voci e sospetti mai confermati su responsabilità o connivenze del Vaticano stesso, Bergoglio ha chiesto all’inizio del 2023 di provare a riaccendere una luce, ordinando l’apertura di una nuova inchiesta. «In questi giorni ricorre il quarantesimo anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi: desidero esprimere vicinanza ai familiari, soprattutto alla mamma, e assicurare la mia preghiera», ha poi detto Francesco all’Angelus di fine giugno 2023. Parole inedite di un Pontefice apprezzate da chi si batte da sempre per la verità su Emanuela: il fratello Pietro, per il quale si sono aperte le porte del tribunale vaticano guidato dal procuratore Alessandro Diddi, nell’attesa – sin qui vana – della svolta giudiziaria.

Le condanna del cardinale Becciu

Tra le vicende che creano imbarazzo nella Chiesa sono anche le operazioni controverse compiute in passato dall’Istituto per le opere religiose (Ior), banca interna al Vaticano. Per fare luce sulle sue attività, Francesco ha istituito, pochi mesi dopo la sua nomina a Papa, un’apposita Pontificia commissione referente. Tra i casi di malversazioni finanziarie, in particolare, ci sono quelle legate al cardinale Giovanni Angelo Becciu per la disastrosa compravendita del palazzo di proprietà vaticana a Londra e in generale per gli investimenti della Segreteria di Stato, durante il periodo in cui era Sostituto (dal 2011 al 2018), con il potere di disporre dei fondi riservati, compreso il denaro dell’Obolo di San Pietro donato dai fedeli per i poveri. Già nel settembre 2020, Papa Francesco lo ha sollevato dall’incarico di prefetto della congregazione dei Santi, negandogli i diritti legati al cardinalato. In seguito, ha voluto l’istruzione di un processo sull’affare londinese costato alle casse milioni di euro da parte della giustizia vaticana. «Vuole la mia morte: non pensavo arrivasse a questo punto», ha dichiarato Becciu in una chat privata. A dicembre 2023, i giudici del Tribunale vaticano lo hanno ritenuto colpevole di peculato e truffa aggravata e lo hanno condannato a cinque anni e mezzo di reclusione, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e al pagamento di una multa da 8mila euro.

Guerre: l’invito speciale in Ucraina e gli appelli per il Medioriente

Nel solco della tradizione vaticana, Papa Francesco ha sempre denunciato l’insensatezza della guerra, richiamando i potenti della Terra a fare di tutto per porre fine alle assurde sofferenze che essa provoca. I suoi appelli, nei primi anni di Pontificato, li ha rivolti alla sofferenza della Siria, terra martoriata da una guerra civile. Quindi, negli anni più recenti, sulla guerra in Ucraina: Francesco ha espresso più volte la condanna per l’invasione del febbraio 2022, da parte della Russia e piena solidarietà con le sofferenze del «martoriato popolo ucraino», ribadendo al contempo l’apertura incondizionata di negoziati per raggiungere la pace. Obiettivo questo che ha portato il Papa a nominare nel maggio 2023 un suo «inviato speciale», il presidente della Cei, Matteo Zuppi, incaricato di ascoltare e dialogare con tutte le parti interessate per favorire ogni utile iniziativa diplomatica. Insieme alla guerra in Ucraina, il Papa ha rivolto dal 7 ottobre numerosi appelli sul cessate il fuoco in Medioriente. «Gli attacchi e le armi si fermino, per favore, e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione, ma solo alla morte e alla sofferenza di tanti innocenti». Sono oltre 120 le occasioni in cui Bergoglio ha richiamato l’attenzione sulla situazione in Israele e in Palestina auspicando lo stop della guerra. Quasi un appello ogni tre giorni.

La solidareità durante la pandemia di Papa Francesco

Storica, nel Papato di Francesco, anche la predicazione a un mondo travolto e sconquassato dal dilagare del Covid-19: il 27 marzo 2020, a poche settimane dalla proclamazione della pandemia, Bergoglio ha pregato per la cessazione delle relative sofferenze in una piazza San Pietro deserta. Pochi mesi dopo, a novembre, ha richiamato alla solidarietà di fronte al virus e a tutte le altre «pandemie nascoste» dell’umanità in un op-ed sul New York Times, il primo nella storia firmato da un Pontefice. E una volta validati e messi a disposizione della popolazione i vaccini anti-Covid, Bergoglio si è espresso in favore della vaccinazione, definita «un atto d’amore» e «un obbligo morale».

Papa Francesco messa covid

Ansa | Vatican Media |Papa Francesco durante benedizione “Urbi et Orbi”, in risposta alla pandemia globale di coronavirus (COVID-19), Città del Vaticano, 27 marzo 2020

Il Giubileo della Speranza e l’apertura della Porta Santa a Rebibbia

«Abbiamo dato inizio a un nuovo Giubileo: ciascuno di noi può entrare nel mistero di questo annuncio di grazia. Questa è la notte in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo, questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza anche per te!». Così alla vigilia di Natale del 2024, Papa Francesco ha inaugurato l’Anno Santo con l’apertura della Porta Santa nella Basilica di San Pietro. L’edizione di quest’anno è stata definita dal Pontefice «Spes non confundit», ovvero «la speranza non delude», e permetterà ai fedeli di rafforzare i legami tra loro e con la Chiesa fino al giorno dell’Epifania del 2026. Insieme alle porte sante principali, presenti nelle basiliche maggiori di Roma, Bergoglio ha deciso di aggiungerne una

«straordinaria», per la prima volta nella storia, nel carcere romano di Rebibbia «per offrire ai detenuti un segno di vicinanza» invitandoli a «guardare all’avvenire con speranza e con rinnovato impegno alla vita».

La salute precaria e le voci sulle dimissioni

Il 14 febbraio 2025, Papa Francesco è stato ricoverato al Policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale caratterizzata da un quadro infettivo poli-microbico. Già da alcuni giorni prima, il Pontefice aveva avuto una bronchite che non gli aveva permesso di leggere pubblicamente catechesi, omelie e discorsi. All’età di 88 anni, il quadro clinico del Pontefice è complesso ma anche dall’ospedale ha continuato a lavorare e ha espresso il suo desiderio di «concludere il Giubileo».

Sin dalla giovane età, Bergoglio ha convissuto con una condizione di salute precaria. All’età di ventun anni, a causa di una grave forma di polmonite, gli venne asportata la parte superiore del polmone destro. A infastidirlo nel corso degli ultimi anni sono stati anche alcuni problemi ad un ginocchio, derivanti da una frattura ai legamenti. Per questo dal 2022, dopo essersi appoggiato sempre più di frequente al bastone, Francesco ha dovuto accettare di muoversi spesso su di una carrozzina. Nella primavera 2023 è poi stato ricoverato al Gemelli di Roma, prima per una bronchite infettiva, poi per un intervento di laparotomia. Nonostante i numerosi controlli legati alla sua salute, il Pontefice, ha sempre smentito la possibilità delle dimissioni dichiarando di non averlo «mai avuto in mente, per il momento», pur precisando di non escludere tale scelta il giorno in cui non fosse più in grado di guidare adeguatamente la Chiesa.

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