La vittima è Antonio Bellocco, già condannato per mafia e considerato anche lui vicino al tifo organizzato nerazzurro
L’erede del clan di ‘Ndrangheta Bellocco di Rosarno, Antonio, di 36 anni, è stato ucciso questa mattina a Cernusco sul Naviglio, nel Milanese, dopo una lite scoppiata con Andrea Beretta. Quest’ultimo, 49 anni, storico leader della curva dell’Inter, lo avrebbe ucciso a coltellate, dopo essere stato ferito alla gamba dai colpi di pistola partiti da Bellocco. Beretta si trova ricoverato in stato di arresto in codice giallo all’ospedale San Raffaele.
La sparatoria
L’omicidio è avvenuto fuori dalla Testudo, una palestra di Cernusco sul Naviglio frequentata dagli ultras dell’Inter e da esponenti di CasaPound. Secondo una prima ricostruzione di Repubblica, sarebbe scoppiata una lite fuori dalla struttura per questioni di affari. Bellocco ha quindi esploso dei colpi di pistola contro Beretta da dentro la sua Smart parcheggiata nel cortile. Nonostante fosse ferito a una gamba, scrive Ansa, Beretta ha reagito con una coltellata alla gola di Bellocco. Nella zona sono stati visti anche altri vertici della tifoseria nerazzurra: Marco Ferdico, Matteo Norrito e Mauro Nepi.
La ‘Ndrangheta e la curva dell’Inter
Bellocco era già stato condannato per mafia e la sua famiglia è una delle più potenti nel mondo della ‘ndrangheta. Da tempo si sono infatti insediati a Milano infiltrando diverse attività. Tra queste anche la tifoseria dell’Inter. Antonio Bellocco era nipote del boss storico, e figlio di Giulio Bellocco, morto nel gennaio scorso nel carcere di Opera dove si trovava sotto il regime di 41 bis. La vittima dell’omicidio da circa un anno faceva parte del direttivo degli ultrà. Da allora sarebbero cresciuti i malumori interni sulla gestione della curva. Sulle tifoserie milanesi se ne sta occupando da tempo il pm Paolo Sorati. Beretta era poi braccio destro del vecchio capo ultrà Vittorio Boiocchi, freddato nell’ottobre 2022.
Ci sono voluti trent’anni ma alla fine il momento è arrivato: da oggi è disponibile in pre-order (dal 17 settembre in libreria) Due, nuovo romanzo di Enrico Brizzi, edito da HarperCollins Italia, sequel di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, cult assoluto per chiunque si sia ritrovato adolescente nella seconda metà degli anni ’90. Con la storia di Alex e Aidi, Brizzi entrò a gamba tesa nella storia dell’editoria italiana con quello che era il suo primo romanzo, stampato in un primo momento in sole 300 copie, moltiplicatesi a 27mila dopo cinque mesi, sino ad arrivare a 1 milione e 200mila copie e traduzione in 24 lingue diverse. Di Due si sa ancora poco, la storia dovrebbe ripartire in pratica da dove si è conclusa: Aidi è appena partita per l’America, per la precisione una remota località della Pennsylvania, dovrà rimanere lì un anno. Alex invece è rimasto a Bologna
Trent’anni fa l’esplosione del fenomeno
Ma di chi stiamo parlando? Per dare un’idea di quanto era famosa questa coppia all’epoca, si dice che quando John Frusciante si ritrovò tra le mani una copia di Jack Frusciante è uscito dal gruppo sia rimasto deluso dallo scoprire che quel caso editoriale non lo riguardava praticamente affatto, se non fosse per quel Frusciante, traslato in Jack, per non avere noie legali. L’uscita dal suo di gruppo, ovvero i Red Hot Chili Peppers, nel 1992 durante il tour che ne stava consacrando il successo, ispirò il titolo e probabilmente il concetto stesso di fuga, espresso in maniera netta dai protagonisti della storia. La storia infatti è quella di una comunità, quella della Bologna degli anni ’90, perfettamente inquadrata, e di due giovani, Alex e Aidi appunto, che vivono quell’inquadratura con l’angoscia adolescenziale di chi pretende, a buona ragione, di modellare il mondo a propria immagine e somiglianza. I giovani insomma, quelli che infatti si immedesimeranno alla perfezione in quei personaggi dallo slang facile, in quel rock lì, che andava ben oltre i RHCP, abbracciando una cultura punk-rock in quella città a quei tempi particolarmente vivida, in quei ragionamenti sullo stare al mondo profondi, autentici, coinvolgenti, anche quando piuttosto spiccioli. Jack Frusciante è uscito dal gruppo parla poi naturalmente del diventare adulti, di qualcosa che ad un certo punto nella vita, fisiologicamente, non quadra più. Alex dunque che sente il bisogno di prendere distacco dalle cose, dal contesto borghese imposto dalla propria famiglia e dalla propria scuola, e in questo limbo pop incontra Aidi, intraprendendo con lei un rapporto che diventerà una delle icone romantiche degli anni ’90, l’amore adolescenziale, così intenso e drammatico, che si infrange sugli scogli di una realtà inevitabile: Aidi ha in programma un trasferimento negli Stati Uniti e per questo, nonostante la palese sintonia tra i due, si nega. Sullo sfondo una Bologna al massimo del proprio splendore, il basso e la band con gli amici, le dinamiche scolastiche e poi Martino, un ragazzo che sembra stare un passo avanti a tutti, cosa che affascina moltissimo un adolescente in cerca di risposte come Alex.
Il reading
Sono passati trent’anni da quello che rappresentò uno dei più importanti fenomeni della letteratura italiana di fine millennio e per questo anniversario, un mese prima di concederci questo pericolosissimo tuffo nel passato, Enrico Brizzi, scrittore classe 1974, ha deciso di portarlo in giro in puro stile underground anni ’90: un reading, accompagnato da una rock band, The Perfect Cousins, dieci brani tratti dal romanzo e altrettanti suonati. Un’esperienza musicale intensa e totalmente immersiva essendo la musica la cornice perfetta e più autentica di questa storia, una sorta di voce narrante laterale ma assai didascalica. Brizzi girerà l’Italia portando avanti quello che si presenta come un vero e proprio spettacolo teatrale le cui tappe, che coprono l’Italia intera, si possono trovare sui suoi profili social.
Due anni dopo dal romanzo di Brizzi fu tratto anche un omonimo film. La regia fu affidata alla esordiente Enza Negroni, che firmò la sceneggiatura insieme all’autore del libro, che comunque lasciò le riprese dopo poco tempo, deluso ed in contrasto con la produzione che secondo lui, lavorando anche di fretta, stava snaturando l’essenza della sua storia. Effettivamente, di quel dipinto sociale così accurato, profondo e politico non rimase pressocché nulla, la colonna vertebrale del film diventa la storia d’amore adolescenziale tra Alex e Aidi, interpretati da Stefano Accorsi e Violante Placido, per molti considerati già troppo adulti per i ruoli di due liceali. Tutto sembra ruotare intorno a quel lascia e prendi tra i due che, decontestualizzato dalla situazione dei ragazzi rispetto il mondo che li circondava, appena appena accennato nella pellicola, diventa grigio e banalotto. Infatti il risultato fu modesto, su schermo e anche al botteghino.
La storia di oggi
Di “Due” si sa poco e molto diranno i lettori. Si sa che si riparte da dove avevamo lasciato la coppia e che molto, come nel primo libro, pesa lo sguardo di Alex che, in Due, assiste, spento, alla città e i tempi che cambiano velocemente sotto i suoi occhi, tenta inutilmente di ravvivarsi con le esperienze tipiche dell’adolescenza di quegli anni, con quegli attimi di vita purissimi che quell’età concede, tra avventure alle quali non si sa dare un nome, confini che cadono e interrail (e qui si vedrà se la scommessa di raccontare l’adolescenza come era allora e non come è oggi potrà dirsi editorialmente vinta). Ma il pensiero vola sempre oltreoceano all’amata Aidi, che nel frattempo vive una grande solitudine. Insomma, la vita li ha separati ma loro si ritrovano ugualmente, ancora una volta, «fuori dal gruppo». La speranza, in lettere dalle tempistiche di consegna interminabili, è ovviamente quella di ritrovarsi. La copertina di Due è stata disegnata da Alessandro Baronciani, uno dei più talentuosi fumettisti ed illustratori italiani.