Giuseppe Sala e il Campo Largo che non funziona: «Ci vuole il Centro»
Secondo Giuseppe Sala, sindaco di Milano, il Campo Largo «non riesce proprio a funzionare». In un’intervista a Repubblica dice che «in questo momento che esista o no, non è certamente in condizione di vincere e di governare il Paese. Lo dico non per una sensazione che ho, ma analizzando cosa succede quando gli italiani vanno a votare. Vedo che i Cinquestelle dicono marciamo divisi e poi uniamoci in alleanza solo al momento del voto per le politiche: mi verrebbe voglia, mettendomi nei panni di Elly Schlein di dire va bene. Il problema è che in Italia si vota sempre, dunque bisognerebbe accettare che da oggi fino al 2027 il campo largo non c’è neppure nelle regioni e nelle grandi città. Può essere un rischio, ma vale la pena rifletterci».
Il Campo Largo e il Pd
Nel colloquio con Enrico Del Mercato Sala dice che «la vera questione è capire come si comporterà il Pd. Ma al di là di questa questione bisogna sedersi e provare a fare un programma comune. Se ce la fai, bene, ma se non ce la fai credo sia logico dire: ognuno per sé. Ecco, non ho visto un tentativo serio di mettere insieme un programma comune. Certo, non basta una foto in cui si sta tutti insieme per far credere agli italiani che sia vero». E sul centro che manca alla coalizione: «Proviamo a chiamare le cose con il loro nome. Serve nell’alleanza una visione più liberal democratica che parli a una parte di elettorato che non vuole sentirsi di destra, ma che è spiazzato da una proposta troppo estrema. Io credo che serva come il pane. Purtroppo non vedo come oggi queste anime possano trovare una sintonia».
Il federatore
Finora si è semplificato attribuendo al cattivo carattere di Carlo Calenda il fatto che non si sia trovato spazio per i liberal democratici. Ecco, il mio pessimismo nasce dal fatto che se non ci è riuscito Calenda che ci ha messo energia e i fondi che è riuscito a raccogliere, non vedo chi e come possa riuscirci», sostiene Sala. Che vorrebbe provarci a sua volta.
Ma «in questo momento io ho il dovere di portare a termine il lavoro per il qaule sono stato eletto. Posto che per il parlamento si voterà a maggio del 2027 oggi mancano due anni e mezzo. Non mi sogno neppure di sottrarre tempo a Milano per occuparmi operativamente di tutto ciò. Non dico che non potrà interessarmi, ma intanto bisogna cercare i compagni di viaggio. Guardi, io conosco Elly Schlein meglio di tanti altri e Schlein sa che è interesse del Pd favorire la nascita di quest’area liberal democratica. Ma il Pd ha bisogno di fare passi in avanti che garantiscano a quest’area, una volta nata, di non essere solo un cespuglietto di una sinistra molto spostata a sinistra».
I partiti personali
Infine: «Torno a dire: la questione non è trovare il federatore, la questione è trovare i compagni di viaggio, le persone che credono in questi valori e che possano scambiarsi la guida in una forma di governance che ricordi quella della Dc. I partiti personali, non credo attraggano più nessuno».