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Nell’Italia che non si cura più per le liste d’attesa infinite: «Ho scoperto un tumore grazie ai medici pensionati»

Il 10% rinuncia a visite o accertamenti a causa dei costi e delle attese. E c'è chi si rivolge a chi cura gratis

Nell’Italia che non si cura più c’è chi scopre un tumore grazie ai medici pensionati. Il 10% degli abitanti del Belpaese rinuncia a una visita o a un accertamento specialistico per le liste d’attesa e per i costi troppo alti nelle strutture private. Lo dice il Rapporto Annuale Istat, che intanto sposta in avanti l’inizio della vecchiaia: 74 anni per gli uomini, 75 per le donne. Ma sei milioni di persone non vanno dal medico. E per questo gli anni attesi di vita in buone condizioni di salute diminuiscono. Per le donne sono 56,6 (nel 2022 erano 59) e per gli uomini 59,8 (erano 62 nel 2022). E i tassi di mortalità sono più alti per chi vive nel Mezzogiorno, e per chi ha solo la licenza elementare sono doppi rispetto a chi ha conseguito una laurea.

I medici privati

Poi ci sono le storie. Come quella che racconta Mambrino Ceolin a Massimo Bocci di Repubblica. Pensionato dell’Istituto Geografico De Agostini, 72 anni, vedovo, si è rivolto all’ambulatorio Auser di Borgomanero, in provincia di Novara, dove vive. Lì si viene curati gratuitamente grazie ai medici pensionati. Ha avuto bisogno del servizio pubblico «l’anno scorso, per problemi alla prostata. Avevo necessità di fare visita, ecografia, magari anche una risonanza magnetica. Ho tentato di prenotare nel sistema pubblico ma i tempi erano lunghissimi, con attese di addirittura un anno. Non era possibile riuscire a fissare un appuntamento». Un privato non poteva pagarlo perché «ho 1.400 euro di pensione. Non sto male, ma insomma, volevo fare le cose nella sanità pubblica».

Il tumore

Per questo è andato all’Auser: «Mi ha visitato l’urologo Sergio Cavallaro. Ho trovato competenza e disponibilità. Sono stato visto velocemente. Il dottore mi ha detto che avevo bisogno di una risonanza magnetica, ma loro non avevano l’attrezzatura necessaria». E ha scoperto di avere «un tumore alla prostata. A quel punto ho aspettato un paio di mesi per la biopsia e infine sono entrato nel percorso chirurgico dell’ospedale di Borgomanero. Mi hanno operato abbastanza velocemente. Ho aspettato meno tempo tra la risonanza e l’intervento che tra la richiesta di quell’esame e il suo svolgimento. È un po’ questo l’andazzo: gli esami richiedono tempi molto lunghi, per chi non può pagarsi gli accertamenti dal privato, poi se si capisce che l’operazione è necessaria accelerano. Io per fortuna mi sono subito rivolto all’Auser».

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